L’intelligenza artificiale offre nuove opportunità, ma porta con sé anche dei rischi. Dalle minacce cibernetiche a quelle biologiche, fino ai rischi di discriminazione o di violazione del diritto d’autore. Sono questi alcuni dei temi affrontati nella prima bozza del Codice di condotta dell’UE per le grandi aziende tecnologiche.
È stata pubblicata la prima bozza del Codice di Condotta dell’Unione Europea che si applicherà alle aziende che producono modelli di intelligenza artificiale per “scopi generali”. Rientrano in questa categoria i modelli più potenti, come ChatGPT, Gemini e Copilot, sviluppati da aziende come OpenAI, Google e Microsoft. Sono modelli capaci di eseguire diversi compiti complessi e non sono sviluppati per ambiti specifici. Proprio per questa capacità di “adattarsi” a vari abiti vengono definiti AI “per scopi generali”.
L’Unione Europea ad agosto 2024 ha approvato l’AI Act, il primo regolamento sull’AI al mondo. La legge entrerà pienamente in vigore nel 2026 e la sua implementazione è legata alla stesura di una serie di linee guida. È qui che entra in gioco il Codice di Condotta europeo. Un documento a cui sono al lavoro diversi esperti nominati dall’Unione Europea che collaboreranno con figure legate allo sviluppo dell’AI, come aziende e membri della società civile.
La prima stesura del Codice di Condotta ha già identificato una serie di rischi ritenuti “sistemici”, ma ha anche illustrato le linee guida sul rispetto del diritto d’autore e aperto alla possibilità che le piccole medie imprese e le start-up possano godere di minori vincoli burocratici legati all’AI Act. Il Codice dovrà essere discusso e aggiornato in più fasi e al momento non è vincolante. Il documento finale dovrebbe essere pubblicato e presentato in una plenaria conclusiva del Parlamento Europeo a metà 2025.
I rischi sistemici dell’AI secondo gli esperti dell’Unione Europea
Un modello di AI può rappresentare un rischio sistemico quando si ritiene che possa causare danni significativi a un numero elevato di persone nell’Unione Europea. Il Codice di Condotta fa una lista dei possibili rischi, specificando che potrebbe evolvere nel tempo, in base ai progressi dell’AI e ai cambiamenti sociali.
Uno dei rischi principali identificati al momento riguarda la cybersicurezza, visto che la potenza di calcolo dell’AI potrebbe essere utilizzata per semplificare la scoperta di vulnerabilità dei software. Un altro rischio riguarda la possibilità che i sistemi di AI possano offrire suggerimenti su come produrre armi biochimiche o essere usati come strumenti di calcolo per semplificare la produzione di armi nucleari.
Esiste poi un rischio di “manipolazione di massa” nel caso in cui l’AI venga utilizzata per generare e distribuire su larga scala disinformazione politica, magari con contenuti personalizzati per mirare a influenzare il comportamento di specifici elettori. Un rischio di cui si era parlato molto a inizio 2024 viste le molte elezioni previste nel corso dell’anno, ma che per ora è stato in parte ridimensionato.
Si parla anche di rischi legati alla discriminazione: i sistemi di AI potrebbero cioè perpetuare pregiudizi e quindi penalizzare persone di determinate etnie o generi. Infine, gli esperti UE menzionano il rischio che si perda il controllo di alcuni sistemi di intelligenza artificiale. Quando questi sistemi sono pensati per ottimizzare la ricerca e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale stessa, potrebbero produrre degli aggiornamenti ai sistemi stessi, sfuggendo alla supervisione umana.
La protezione del diritto d’autore
I creatori di modelli di intelligenza artificiale stanno affrontando una serie di accuse di violazione dei diritti d’autore. Molte delle cause intentate sostengono che le aziende di AI abbiano trattato illegalmente informazioni protette da copyright.
Uno degli impegni previsti nella prima bozza del Codice europeo prevede che i proprietari dei sistemi di AI dispongano di un unico punto di contatto per gestire i reclami dei titolari dei diritti d’autore, come scrittori, artisti o musicisti. Inoltre si prevede l’obbligo per le aziende di fornire le fonti di dati utilizzate per “l’addestramento” dei propri sistemi, oltre che le autorizzazioni per accedere ai contenuti protetti.
Quali saranno le conseguenze per le PMI e le start-up?
Il documento europeo cerca di rispondere anche alle esigenze delle piccole e medie imprese (PMI) e delle start-up con misure pensate per agevolare queste imprese. Una delle critiche rivolte da più parti all’AI Act riguarda la possibilità che possa rappresentare un onere normativo troppo gravoso per le aziende di piccole dimensioni. Un fatto che potrebbe minarne la competitività in particolare delle aziende europee, in media più piccole rispetto a quelle di altri Paesi, come gli Stati Uniti. Si teme anche che le piccole imprese europee possano avere degli svantaggi a competere con imprese di paesi in cui i regolamenti sull’AI sono meno onerosi.
Nonostante il Codice di Condotta non menzioni delle azioni specifiche, c’è la proposta di ridurre il peso della burocrazia che l’AI Act potrebbe comportare per le imprese più piccole. Una mossa che potrebbe tradursi in deroghe per questo tipo di imprese per consentire loro di crescere senza dover affrontare oneri regolatori troppo pesanti.
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