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Ribelli nel Pd, no dei Verdi: il tormento in casa centrosinistra sullo stadio San Siro – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


La lunga giornata di Pd e maggioranza è iniziata con una riunione convocata domenica sera e si è conclusa ieri all’ora di cena, e a Consiglio chiuso, con una spaccatura. Ventiquattro ore in cui si sono susseguiti vertici di partito, telefonate, capannelli dentro e fuori dall’aula. Lo ha detto anche il sindaco Beppe Sala: il dibattito intorno al futuro di San Siro, in questi anni, «è diventato estremamente divisivo».

Ad agitare non poco le acque, oltre al dossier San Siro in sé, è stata la gestazione di un ordine del giorno promosso dal Pd e da altri consiglieri del centrosinistra. Pensato per essere il più inclusivo possibile e quindi targato come testo di maggioranza, è però arrivato in aula senza il sostegno di una fetta di consiglieri. Nel Pd, dopo un labor limae di ore e l’aggiunta di un paragrafetto su un «progetto di riqualificazione per l’area della cosiddetta “Maura”» (quello dell’ex ippodromo del trotto è un tema molto caro ai più ribelli tra i dem), alla fine si è arrivati alla quasi unità: tutti favorevoli, tranne Alessandro Giungi che ha votato contro e Rosario Pantaleo che si è astenuto. Convincere alcuni, come la scettica Angelica Vasile già pronta per firmare una proposta di delibera consiliare del “dissidente” del gruppo misto Enrico Fedrighini, non è stato facile.

È andata male con i Verdi che hanno deciso di cavalcare la loro proposta (firmata tempo fa insieme al capogruppo della lista Sala Gabriele Rabaiotti) che chiede «un bando internazionale» per la «riqualificazione dello stadio Meazza». Verdi che si sono a loro volta divisi con Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini da un lato e Carlo Monguzzi dall’altro: «Non si può spaccare la maggioranza per seguire i guadagni di due fondi speculativi», ha detto Monguzzi in aula riferendosi alle proprietà di Inter e Milan e ribattendo sul tasto della ristrutturazione della Scala del calcio come via maestra. Anche all’interno della lista del sindaco non è filato tutto liscio: una semi-ricomposizione finale ha visto aderire tutti tranne Marco Fumagalli che ha deciso di astenersi.

Via libera, invece, dai riformisti guidati dalla consigliera e deputata di Azione Giulia Pastorella. La compattezza non si è vista nemmeno tra i banchi dell’opposizione: ciascun partito ha confezionato il proprio testo e ognuno ha detto la sua. È andata probabilmente bene a tutti che il voto sugli odg e le mozioni targati centrodestra sia stato parzialmente rimandato, altrimenti diverse crepe sarebbero saltate fuori. Una su tutte quella all’interno di Fratelli d’Italia dove sullo stadio le «sensibilità», come si dice in politichese, sono assai diverse. Dentro il dibattito politico e istituzionale, poi, si è infilata anche la protesta inscenata in aula dai comitati cittadini che da sempre chiedono che «San Siro bene comune» venga ristrutturato e non venduto per abbatterne una parte e costruire accanto un altro impianto. Fischietti in bocca e cartelli alla mano, i comitati si sono fatti sentire sia durante il discorso del sindaco — più volte interrotto — sia appena dopo. Tra loro c’erano l’ex presidente dell’aula Basilio Rizzo, l’ex vicesindaco migliorista Luigi Corbani, l’ex candidato sindaco di Milano in Comune Gabriele Mariani, Milly Moratti. Duro, con loro, il sindaco: «Rispetto i cittadini ma chiedo di poter parlare, e quelli qui presenti, che sono solo una parte dei cittadini, sono di parte».



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