Sassari – In risposta a quello che sempre più persone anche in Sardegna considerano un attacco ai diritti democratici e alla libertà di dissenso, è nato a Sassari il Comitadu Tataresu A Fora Su ddl 1660. Si tratta di un comitato che si unisce alla rete italiana Liberi/e di lottare NO DDL 1660 per opporsi al nuovo disegno di legge, considerato un serio rischio per le libertà civili, il diritto alla mobilitazione, nonché simbolo di «un ulteriore passo verso una militarizzazione della società e una criminalizzazione dei movimenti sociali e politici».
Ѐ Cristiano Sabino, membro del Comitadu e di Sa Domo De Totus, realtà che mira a costruire una comunità sarda, popolare e solidale, a descrivere la genesi e la missione del percorso. «Tutto è iniziato dal coinvolgimento a Sa Domo di un gruppo di avvocati per aiutarci a comprendere il disegno di legge 1660 e le sue implicazioni. In Sardegna, dove i movimenti sociali sono storicamente rilevanti, abbiamo visto un grande interesse nelle iniziative pubbliche di sensibilizzazione. Ecco perché abbiamo deciso di sostituire un comitato che possa includere chiunque voglia opporsi a questa legge repressiva. È importante creare un fronte unito contro il DDL 1660, che mette in discussione la democrazia come l’abbiamo conosciuta fino a oggi».
COSA Ѐ IL DDL 1660 E PERCHЀ SUSCITA PROTESTE
Il ddl 1660, approvato il 18 settembre dalla Camera dei Deputati e intitolato “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”, introduce fra i 38 articoli totali – ne abbiamo parlato in maniera più approfondita qua – una serie di misure volte a rafforzare la sicurezza, inasprendo pene e sanzioni, soprattutto per quanto riguarda il dissenso pubblico e le manifestazioni.
Tra le novità più contestate l’articolo 12, che prevede pene severe – fino a cinque anni di reclusione – per danneggiamenti durante manifestazioni, ma anche l’articolo 13, che introduce il “daspo urbano” per chiunque venga denunciato o condannato, anche con sentenze non definitive, per reati contro persone o proprietà nelle aree di trasporto pubblico. In questo contesto si inserisce anche la cosiddetta “norma anti-Ultima Generazione” (art. 14), che criminalizza invece il blocco stradale o ferroviario con il proprio corpo, un gesto spesso simbolico in molte proteste non violente, comprese ad esempio quelle sarde contro la speculazione energetica. In merito, la pena prevista arriva fino a due anni di carcere, qualora il blocco sia attuato da più persone.
Per Sabino, «questa legge non si limita a colpire chi commette atti di violenza, ma colpisce direttamente anche modalità di protesta pacifica che sono tradizionali in Sardegna. Qui, storicamente, anche i movimenti non politici come quello dei pastori, legato alle proteste per il prezzo del latte, hanno manifestato bloccando strade e porti in modo pacifico». A suo avviso, il ddl 1660 arriva per criminalizzare queste forme di protesta, già bersaglio di decreti precedenti. «Questo disegno di legge è l’ultimo mattoncini di un percorso trasversale portato avanti da tutti i movimenti politici negli ultimi anni, pensiamo ai decreti Minniti».
«In questo modo si trasforma la repubblica in una apparenza di democrazia, una democratura [neologismo costruito a partire dai termini “democrazia” e “dittatura” ndr], dove l’autodeterminazione delle comunità non è contemplata ma anzi, è ostacolata. Si vuole criminalizzare qualunque tipo di manifestazione che non sia legittimata dall’alto, con un esito pericoloso. Paragonare poi espressioni simboliche e pacifiche all’uso della violenza allontana ancora di più le persone dalla partecipazione – continua – creando un clima di paura che può scoraggiare ogni tipo di mobilitazione».
ATTACCO AL DISSENSO E ALLA PRATICA DEMOCRATICA
Secondo il Comitadu Tataresu A Fora Su ddl 1660, nato inoltre da una collaborazione tra Sa Domo e Fronte della Gioventù Comunista, è necessario tenere a mente come questo disegno di legge mini il diritto alla protesta per l’intera società civile, non solo per i movimenti antagonisti. «L’opposizione parlamentare è silente – prosegue sempre Sabino – e sembra che questo DDL riguardi solo i movimenti radicali. Ma riguarda tutti, poiché si tratta dell’ennesimo passo per smantellare la democrazia come l’abbiamo conosciuta, scoraggiando le persone dal partecipare e invitandole a restare a casa».
Tra gli articoli più contestati vi sono anche il 26 e il 27, che prevedono pene fino a otto anni di reclusione per chi, in carcere o in un Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR), “promuove, organizza o dirige una rivolta”, estendendo la punizione alla “resistenza passiva all’esecuzione degli ordini impartiti”. Sabino evidenzia la gravità di queste misure, considerate una limitazione “eccessiva” alla libertà di dissenso, e le paragona a una svolta autoritaria mascherata. «Questa legge serve a impedire qualunque tipo di mobilitazione, poiché le persone avranno paura che una semplice manifestazione non autorizzata possa portarle in carcere».
L’APPELLO ALLA MOBILITAZIONE
In una Sardegna dove le lotte per la giustizia sociale, come quella dei pastori e delle popolazioni locali contro la speculazione energetica e le servitù militari, sono sempre state significative, il Comitadu Tataresu A Fora Su ddl 1660 ribadisce la necessità di fermare questo disegno di legge. «Pensiamo a tutti i movimenti nati in Sardegna – conclude Sabino – come quelli contro le basi militari o a favore dei diritti dei lavoratori. La nostra Isola sarà particolarmente penalizzata, poiché da anni la popolazione locale si oppone con fermezza a forme di sfruttamento energetico, colonialismo economico, devastazione ambientale e occupazione militare. Il ddl 1660 vuole impedire qualsiasi forma di dissenso e per questo va fermato».
L’invito del Comitadu è a unirsi. «Apriamo a tutte le forze interessate o singoli soggetti a collaborare con noi contro l’ennesima misura da stato di polizia, a partecipare alle iniziative della rete e a diffondere consapevolezza sui rischi concreti che il ddl 1660 rappresenta per la società». Per aderire al Comitadu è sufficiente scrivere una mail con i propri dati ed eventualmente un proprio recapito telefonico all’indirizzo e-mail aforaDDL1660@gmail.com .
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