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In vendita il primo libro stampato in Italia – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


Il 20 Nov. p.v. a Roma  va in vendita il primo libro stampato in Italia nel 1465, estrema rarità bibliografica: è un cosiddetto incunabulo cioè uno dei libri stampati secondo la nuova tecnica prima del 1500, quindi non più scritti a mano dagli amanuensi, bensì a caratteri mobili cioè gli artigiani scolpivano, in legno, una certa quantità di lettere dei vari alfabeti e poi con tali lettere venivano composte  le frasi che si volevano riprodurre che messe assieme, formavano pagine e capitoli: la rivoluzione consiste anche nel fatto che una volta conclusa la composizione,  le opere si potevano ormai stampare in quantità!  Ricordiamo che tale perfino destabilizzante e clamorosa invenzione si deve a J.Gutenberg a Magonza in Germania, che  nel 1455 aveva stampato il primo esemplare della Bibbia latina. Pochi anni dopo due suoi giovani allievi lasciarono la Germania e si diressero in Italia dove far conoscere la scoperta e non si fermarono a Milano  o a Venezia o a Firenze o a Roma ma direttamente a Subiaco, a  questo paesino sperduto nei Monti Simbruini, quasi sul fiume Aniene. Perché a Subiaco?

Perché qui erano nati i primi benedettini e perché a quell’epoca in tutta la Germania si contavano centinaia di conventi benedettini e di loro affini, i Cistercensi e i Certosini, ma anche di Camaldolesi ed Olivetani,  quindi i due giovani sapevano che i monaci benedettini, dalle ampie aperture mentali, avrebbero più di tutti  capito e  valorizzato i loro progetti: e così fu e al  Monastero di Santa Scolastica trovarono piena ospitalità e la disponibilità ad impiantare la loro officina. E subito al lavoro: un ostacolo fu dover  iniziare daccapo la lavorazione delle lettere e adattarle allo stile italiano e latino  difforme da quello gotico a loro naturale.

Il lavoro avanzava alacremente e si cominciarono le prime prove e i primi lavori, per poi affrontare un‘opera impegnativa: siamo nel 1465, un anno scarso dall’arrivo dei due giovani tipografi e il 13 ottobre 1465 datarono e misero in circolazione il cosiddetto Lattanzio,  l’autore del testo, il primo libro datato dunque. Ci troviamo nel Lazio Nuovo, poi Campagna di Roma, poi altre connotazioni, sempre  Stato della  Chiesa,  poi l’epoca  Mussoliniana allorché tutta la regione compresa tra gli Appennini e l’antica Via Appia fino al fiume Garigliano fu frantumata in tre province: FR, LT e RM meridionale: di tale glorioso territorio, madre di Roma, resta la denominazione storica folklorica di Ciociaria. Ed è dunque nella Ciociaria storica  che fu stampato il primo libro in Italia.

Se poi ricordiamo che pochi anni dopo un ciociaro di Bassiano scoprì il carattere corsivo, la punteggiatura, la prima impostazione tipografica classica e la divulgazione del cosiddetto formato tascabile dei libri e che, in aggiunta, qualche secolo prima un notaio in un suo atto o placito aveva riportato per iscritto le parole in volgare italiano espresse da due contadini del Cassinate,  se a queste tre realtà della Storia aggiungiamo la Regola di San Benedetto l’opera più nota e più letta dopo la Bibbia in Europa come i due giovani tipografi ben sapevano e che ancora, qualche secolo prima, l’Europa era stata illuminata dagli scritti di San Tommaso d’Aquino e dalle innovazioni teologiche, politiche e sociali dei quattro papi ciociari dopo Gregorio VII nel 1100  e  1200, allora possiamo ribadire che i fondamenti della civiltà in Italia e cioè  la cultura e i libri e la lingua, sono nati in Ciociaria.

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I due tipografi rimasero a Subiaco ancora un paio di anni ma poi naturalmente furono cooptati a Roma la città dei papi perché troppo importante la nuova scoperta. Come indicato all’inizio un  rarissimo esemplare del Lattanzio  va in vendita dunque a Roma, con la stima di 70,000.00/80,000.00 Euro; per dettagli:  Finarte, 06-877 63 452.

Chi scrive anni addietro ha preso diretta visione, in verità con emozione, dell’esemplare del Lattanzio  conservato alla Biblioteca di Montecassino  grazie al caro e dolce Don Gregorio, il bibliotecario dell’epoca, ormai tra gli angeli.

Michele Santulli



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