“Due anni di assenza sono tanti e
dopo una prima pausa, durante la quale mi sono un po’
allontanato, ho ripreso a lavorare. Il lavoro è stato anche
mentale, simulando di essere in campo: diciamo che nell’ultimo
anno ho lavorato in smart working”. Sono queste le prime parole
di Marco Giampaolo, neo tecnico del Lecce, presentato questa
mattina allo stadio di Via del Mare. A fare gli onori di casa il
presidente del club Saverio Sticchi Damiani, assieme al
responsabile dell’area tecnica Pantaleo Corvino e al direttore
sportivo Stefano Trinchera. “Lecce – ha proseguito – per me è
una grande opportunità. Ho accettato perché ci sono i calciatori
che possono esprimere meglio il mio pensiero. Il mio è stato un
sì motivato da argomenti e valutazioni tecniche. La città la
visiterò in seguito, perché ora la mia attenzione è solo per la
squadra e di questo sono pienamente convinto”.
Un primo giudizio sul Lecce: “Non l’ho visto dal vivo, l’ho
visto – ammette il tecnico – in tv durante il campionato e l’ho
rivisto in maniera dettagliata in questi giorni. Prima di dare
un’opinione ho bisogno di allenare. Ho grande voglia di
allenare, ho entusiasmo, come se iniziassi oggi. E’ necessario
conoscere i calciatori, devo entrare in un ambiente nuovo per
me, e ho necessità di capire il prima possibile”.
Nell’attuale rosa ritrova Ante Rebic, che sotto la sua guida
potrebbe trovare spazio e rilancio: “L’ho allenato forse un mese
al Milan, ed arrivò l’ultimo giorno di mercato. All’epoca –
ricorda – la squadra giocava in un modo poco congeniale alle sue
caratteristiche, e lo ricordo come un ragazzo determinato, anche
tignoso, ‘sporco e cattivo’. A Lecce lo ritrovo molto
volentieri”.
Ed ancora: “Ci sono tantissime ali e due prime punte,
considerando tale anche Rebic. Lui – prosegue Giampaolo – deve
essere una risorsa per la squadra, così come Krstovic e Burnete.
Le qualità individuali possono aiutarci a fare meglio, ma il mio
focus è la squadra. Oggi si gioca in sedici, non esistono solo
gli undici titolari: e proprio per questa ragione è necessario
fare un salto di qualità mentale”.
Sul modulo da seguire Giampaolo è abbastanza chiaro: “La
squadra credo sia stata costruita per giocare in un modo, poi
vedremo. Però, detto alla vecchia maniera, è stata costruita per
giocare con due ali e una punta. Non credo sia importante il
modulo, sono importanti i principi e le qualità dei calciatori”.
La differenza tra allenare una big e una squadra che deve
salvarsi? “Nessuna differenza – osserva il tecnico – sul piano
del lavoro. La differenza esiste nel circo che gira attorno. In
un grande club è necessario vincere, quando lotti per la
salvezza sai di essere con l’acqua alla gola. Nelle due
situazioni, però, devi metterci sempre del tuo dal punto di
vista caratteriale”, conclude.
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