SULMONA – La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla Procura Generale dell’Aquila sul caso di Leonardo Ciaccio, braccio destro del boss Matteo Messina Denaro.
I giudici – si legge sull’Ansa – hanno sospeso la semilibertà che era stata accordata dal Tribunale di Sorveglianza lo scorso maggio, quando Ciaccio, che si trova nel carcere di Sulmona (L’Aquila), aveva preso servizio come volontario nella biblioteca del polo museale diocesano, dal martedì al venerdì, dalle 9 alle 13.
Per i giudici non è stata considerata “l’eventuale assenza di collegamenti, attuali o potenziali, di Ciaccio con la criminalità organizzata e con il contesto mafioso”.
Inoltre, secondo la Cassazione, “non è stato rispettato il principio di gradualità del beneficio”, dal momento che Ciaccio è passato dalla sbarre del carcere sulmonese al tavolo della biblioteca di piazza Garibaldi.
La questione va ora al Tribunale di Sorveglianza che dovrà pronunciarsi di nuovo sull’argomento, sulla base delle osservazioni mosse dalla Cassazione.
Il caso aveva suscitato preoccupazione nella città tanto che si era riunito il comitato dell’ordine e la sicurezza della Prefettura. Una vicenda che era stata portata in Consiglio comunale grazie alla consigliera comunale, Teresa Nannarone.
SINISTRA ITALIANA, “AVEVA RAGIONE LA CONSIGLIERA NANNARONE. LA LOTTA ALLE MAFIE RICHIEDE L’IMPEGNO DI TUTTI”
“Aveva ragione da vendere la consigliera comunale Teresa Nannarone nel denunciare il caso Ciaccio, ossia la semilibertà concessa a un mafioso mai pentito ed ex braccio destro di Matteo Messina Denaro, con possibilità di essere presente durante la mattina, in centro a Sulmona, per fare il bibliotecario”: così intervengono Daniele Licheri, segretario regionale Sinistra italiana e Fabrizio Giustizieri, Sinistra italiana L’Aquila, sulla decisione della Suprema Corte di Cassazione di annullare il provvedimento.
“Stupisce il silenzio assordante che c’è stato sulla vicenda, rotto solo dall’azione coraggiosa e, purtroppo, politicamente isolata dell’avv. Nannarone – continuano Licheri e Giustizieri -. È evidente che, nei luoghi dove insistono carceri dedicate al regime del 41 bis legge 663/86 (legge Gozzini), si necessita di particolare attenzione e prevenzione. Ci allerta la notizia, riportata dai media, secondo cui già una nota del Commissariato di Sulmona del 5 febbraio 2024 aveva rilevato come il luogo nel quale doveva svolgersi tale attività (quella di bibliotecario del Ciaccio) era frequentato da numerosi pregiudicati ed era attiguo a un’abitazione di un ex collaboratore di giustizia facente parte della medesima organizzazione criminale”.
La lotta alle mafie richiede l’impegno di tutti. “Riteniamo che la lotta alle mafie, con tutte le garanzie di legge, i diritti dei condannati e i sacrosanti principi di garantismo, debba sempre essere vigile e debba riguardare non solo gli organi di polizia e giudiziari ma anche la società nella maniera più diffusa. L’indifferenza e il silenzio, per ignavia o per paura, sono gli alleati migliori di chi agisce nel crimine ed è compito in primis delle istituzioni non prendere questa declinante direzione”.
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