Chiusura della produzione nei prossimi mesi, 50 esuberi fra il personale su 90 addetti, e vendita dello storico stabilimento: è ciò che attende la Targetti Sankey di Firenze, secondo quanto riportato da Fim Cisl e Fiom Cgil che definiscono “inaccettabile” il piano industriale presentato dalla casa madre, la bolognese 3F Filippi, in un incontro. La Regione Toscana ha annunciato l’apertura immediata del tavolo regionale di crisi per salvaguardare la produzione e i livelli occupazionali.
Secondo il piano la chiusura della produzione Targetti Sankey a Firenze – in favore dello stabilimento di Nusco (Avellino) – comporterà una riduzione del personale a 40 lavoratori, questi ultimi tutti nel settore impiegati. Per loro è previsto il mantenimento di una sede a Firenze, ma la preoccupazione dei sindacati è che anche questi posti di lavoro in prospettiva possano diventare a rischio. “La proprietà si fermi subito – afferma il consigliere del governatore Eugenio Giani per le vertenze aziendali, Valerio Fabiani -. La Targetti Sankey è un insediamento storico, il cui nome è indissolubilmente legato a Firenze e al suo tessuto produttivo manifatturiero”.
Ultimo atto di una storia quasi centenaria?
Senza una ricomposizione della vertenza, sarà l’addio alla città natale per l’azienda fondata nel 1928 dal capostipite, Sankey Targetti, e che nel tempo si è affermata come una delle realtà più importanti a livello nazionale nel settore dell’illuminazione. Fatale, per l’azienda, l’impatto della crisi economica iniziata nel 2008, a cui Targetti si è presentata indebolita dalla onerosa acquisizione della concorrente danese Louis Poulsen nel luglio 2007 dal fondo Polaris private equity, a cui poi l’ha rivenduta nel 2015. Ad aggravare la situazione è poi arrivata, nell’aprile del 2010, la scomparsa dopo una lunga malattia di Paolo Targetti, il presidente-designer sotto la cui guida l’impresa di famiglia aveva raggiunto i risultati più brillanti, passando da poco più di 200 dipendenti e 25 milioni di fatturato di metà anni ’80 ai quasi 300 milioni e 1.350 addetti di circa vent’anni fa.
Negli anni della crisi, segnata da debiti arrivati oltre i 200 milioni di euro, e dallo stop alla costruzione del nuovo quartier generale nella piana fiorentina, i lavoratori sono stati sottoposti a lunghi periodi di ammortizzatori sociali, con accordi di mobilità volontaria incentivata che hanno facilitato l’uscita di oltre 200 dipendenti. Nel marzo 2017 il passaggio al fondo Idea (gruppo De Agostini), che ha risanato il gruppo, arrivando ad un fatturato di 55 milioni, in equilibrio finanziario e con un Ebitda positivo, e verso la fine dello stesso anno l’acquisizione da parte di 3F Filippi, società bolognese di illuminotecnica attiva dal 1952.
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