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Inchiesta su Acquedotto Lucano 17 indagati per corruzione e turbativa d’asta, mazzette pagate con bonifici, quadri e pneumatici – You Foggia la notizia per noi è informazione #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


POTENZA – Si allarga il caso sulla presunta corruzione all’interno di Acquedotto Lucano S.p.A., con un sistema di favori e mazzette che sarebbero stati usati per influenzare l’assegnazione di commesse pubbliche. Oltre alle tangenti monetarie, l’inchiesta della Procura di Potenza ha svelato un complesso sistema di scambi illeciti che avrebbe incluso beni come quadri e pneumatici, destinati a funzionari “amici” per garantirsi favori e assegnazioni di lavori.

Il sistema di mazzette “creativo”: dai bonifici ai quadri

L’inchiesta guidata dal PM Elena Mazzilli ha rilevato che i presunti episodi corruttivi non si limitavano solo ai pagamenti in denaro, che in alcuni casi sarebbero stati effettuati tramite bonifici per cifre inferiori ai 3mila euro. Secondo l’accusa, infatti, funzionari di Acquedotto Lucano avrebbero accettato anche regali come quadri e pneumatici per le loro auto. Questi beni sarebbero stati offerti come “riconoscenza” per ottenere favori e agevolazioni nell’assegnazione di appalti, in quello che la procura definisce un “sistema di corruzione diffusa”.

Gli indagati e le misure cautelari

Nell’inchiesta sono coinvolti 17 indagati, per i quali la Procura ha richiesto misure cautelari. Tra questi, figurano:

  • Roberto Canadeo (52 anni, Potenza),
  • Vito Ciminelli (48 anni, Potenza),
  • Mario Cirigliano (62 anni, Castelsaraceno),
  • Alessandro Floridia (65 anni, Matera),
  • Giampietro Forastiere (53 anni, Lagonegro),
  • Luca Forastiere (34 anni, Polla),
  • Romeo Forastiere (72 anni, Latronico),
  • Michele Marottoli (59 anni, Cancellara),
  • Sergio Ottone (58 anni, Rossano, Cosenza),
  • Antonio Pansardi (53 anni, Viggiano),
  • Gianrocco Papaleo (54 anni, Maratea),
  • Raffaele Pellettieri (60 anni, Potenza),
  • Carmine Ramunno (73 anni, Rionero),
  • Antonio Stigliano (68 anni, Rotondella),
  • Vito Soldo e Andrea Telesca (entrambi 49 anni, Potenza).

Le accuse: corruzione e turbativa d’asta

Le accuse per i 17 indagati spaziano dalla corruzione alla turbativa d’asta. Raffaele Pellettieri, dirigente di Acquedotto Lucano, è accusato di aver “svenduto” la propria funzione in cambio di pagamenti in denaro da Vito Ciminelli, amministratore della Sinnica Spurgo srl. In particolare, l’accusa si basa su bonifici che ammontano a circa 3.500 euro tra il 2021 e gli anni successivi. Inoltre, Pellettieri avrebbe ottenuto l’assunzione di una persona da parte di un imprenditore, ora deceduto, in cambio di agevolazioni nell’assegnazione di commesse.

Tra i sospettati figura anche Alessandro Floridia, funzionario di Acquedotto Lucano, che avrebbe ricevuto regali come smartphone e un quadro da Carmine Ramunno, in cambio di favori come la contabilizzazione di “ore in economia non dovute” per un lavoro affidato alla Ing.Ram. Srl.

Una gestione opaca degli appalti pubblici

Secondo gli inquirenti, la gestione delle commesse di Acquedotto Lucano sarebbe stata compromessa da un sistema di scambi favoriti dalla complicità di funzionari interni e di imprenditori disposti a offrire denaro e beni materiali per assicurarsi i contratti. Le tangenti avrebbero permesso di aggirare le regole e di ottenere commesse in modo illecito, alterando le normali procedure di assegnazione degli appalti pubblici e favorendo aziende “amiche” o vicine ai funzionari coinvolti.

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Conseguenze e prossimi sviluppi

L’inchiesta della Procura di Potenza mette in luce la complessità e la diffusione di pratiche corruttive all’interno di un ente pubblico strategico come Acquedotto Lucano. Gli sviluppi futuri dell’inchiesta saranno determinanti per capire se ci saranno ulteriori implicazioni a livello regionale e se verranno adottate misure per garantire una maggiore trasparenza nella gestione degli appalti pubblici.

L’eventuale conferma delle accuse potrebbe portare a un riassetto delle responsabilità all’interno dell’ente e a un rafforzamento dei controlli interni, nel tentativo di prevenire nuove pratiche corruttive e di salvaguardare la corretta gestione delle risorse pubbliche destinate a servizi essenziali come quelli idrici.



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