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Concordato preventivo biennale: la riapertura dei termini #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


  • Il concordato preventivo biennale, che scadeva il 31 ottobre 2024, ha contato un numero piuttosto basso di adesioni, siamo intorno al 15% delle partite IVA potenziali beneficiarie che hanno scelto questo strumento.
  • Presto potrebbe essere decisa una nuova riapertura dei termini per il concordato, che garantirebbe più tempo agli autonomi per adottare questo strumento.
  • Confartigianato ha richiesto una proroga per dare modo alle imprese di conoscere meglio questa opzione.

Il concordato preventivo biennale è uno strumento proposto dal governo per incentivare le partite IVA ad una maggiore trasparenza fiscale, accordando con il fisco una quota di tasse fisse da pagare nell’arco di due anni in base ai redditi conseguiti e alle previsioni dell’Agenzia delle Entrate.

Strumento controverso per molti aspetti, è stato scelto da una minoranza delle partite IVA potenzialmente interessate, per cui si parla di una percentuale di circa il 15%. Il termine ultimo per aderire è stato il 31 ottobre 2024, ma sia i Commercialisti che Confartigianato hanno richiesto una riapertura per dare più tempo alle imprese per decidere.

Secondo le recenti ipotesi, presto il governo potrebbe introdurre una proroga al concordato preventivo biennale tramite un decreto legge specifico che andrebbe a fissare una nuova scadenza al 10 dicembre 2024. Vediamo tutte le ipotesi in campo.

Bassa adesione per il concordato preventivo biennale

Lo strumento del concordato preventivo con il fisco è stato al centro dell’attenzione nelle ultime settimane, con la scadenza fissata a fine ottobre 2024 per aderire. Questa opzione permette alle partite IVA di accedere al vantaggio sostanziale di una tassazione fissa sui ricavi per due anni, indipendentemente dalle somme effettive percepite.

Nella pratica l’Agenzia delle Entrate propone ai soggetti ISA e ai forfettari un accordo circa la quota da versare annualmente per le imposte, in base ad un conteggio che tiene conto dei guadagni degli anni precedenti. Il principale vantaggio dello strumento è quello di poter versare le tasse in misura fissa anche se sopraggiungeranno guadagni aggiuntivi, con aliquota agevolata sui maggiori redditi prodotti.

Fin dal momento dell’apertura dei termini, il concordato ha suscitato molti dubbi e una bassa adesione, tant’è che il governo ha introdotto diversi incentivi ulteriori, come la possibilità di accedere ad un ravvedimento speciale per chi sceglie il concordato. Senza contare che chi vi rientra non è più soggetto a controlli per due anni.

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Questa opzione tuttavia è controversa per numerosi motivi, in primis il rischio delle partite IVA di trovarsi a guadagnare meno dell’anno precedente dovendo comunque pagare le stesse tasse. Decidere in quali casi è conveniente aderire e in quali no risulta un processo non facile e spesso è necessario farsi consigliare da un commercialista esperto.

Per favorire questo strumento, il Dipartimento per l’Informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio, in collaborazione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha anche diffuso una campagna di comunicazione istituzionale1 apposita.

Le adesioni sono state comunque molto basse, si parla di circa 500.000 partite IVA, con percentuale del 15% dei potenziali beneficiari, come riporta Il Sole 24 Ore. Per questo motivo molti spingono alla riapertura dei termini.

Riapertura termini concordato preventivo biennale

Oltre alla maggioranza di Governo, spingono ad una proroga dei termini per accedere al concordato anche i Commercialisti e Confartigianato. In particolare il Presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Elbano de Nuccio aveva richiesto al Ministro Giorgetti, al Viceministro Leo e al direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini il 10 ottobre 20242 di intervenire con una proroga alla scadenza.

Questa potrebbe infatti garantire più tempo alle imprese di valutare il concordato e presentare le relative dichiarazioni dei redditi, necessarie per il conteggio delle tasse annuali da versare. Inoltre, dato che i Dottori Commercialisti svolgono un ruolo cruciale nell’assistenza delle partite IVA di fronte alla scelta del concordato, avere del tempo in più sarebbe utile anche a questa categoria.

Confartigianato è dello stesso parere3, ribadendo come avere più tempo a disposizione potrebbe garantire un’informazione più adeguata per tutte le imprese potenzialmente interessate allo strumento.

Questo ente ha svolto un sondaggio per sapere quante partite IVA sono propense a scegliere il concordato. Dai risultati emerge che la percentuale di adesione tra gli imprenditori contattati dall’ente era del 18% al 22 ottobre 2024, con incremento negli ultimi giorni fino al 23%.

concordato imprese

Rimane ancora aperta l’incognita sulla possibile proroga dei termini di adesione al concordato preventivo: il governo starebbe attualmente discutendo sulla possibilità di fissare la nuova data al 10 dicembre 2024, ma al momento non vi è ancora nulla di definitivo.

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Una decisione di questo tipo potrebbe essere contenuta in un nuovo decreto, andando a coinvolgere tutte le partite IVA che per il momento sono fuori dal concordato preventivo biennale.

Come funziona il concordato preventivo biennale

Per chi ancora non conosce il funzionamento del concordato, diamo qui qualche dettaglio utile. Abbiamo visto che lo strumento introdotto dal fisco permette alle partite IVA che vi aderiscono di stabilire con il fisco una quota fissa di tasse da versare, per un periodo concordato di due anni.

La misura è destinata alle attività di piccola dimensione, ovvero a chi aderisce al regime fiscale forfettario e ai contribuenti soggetti agli ISA. Di fatto l’Agenzia delle Entrate avanza una proposta all’autonomo circa la quantità di tasse da pagare, analizzando le dichiarazioni dei redditi degli anni precedenti.

Va ricordato che per il 2024 per i forfettari questa misura ha validità solamente per un anno, mentre dal 2025 il concordato si applica per due anni anche a questi autonomi. Oltre al vantaggio di una tassazione fissa, questi contribuenti sono anche esclusi dagli accertamenti tributari, ovvero dai controlli eseguiti dal fisco.

Cosa succede se nel corso dell’anno la partita IVA percepisce un reddito maggiore rispetto a quello calcolato dal fisco? In questi casi i ricavi maggiori non sono del tutto esenti dalle tasse, ma seguono queste aliquote:

  • partite IVA soggette agli ISA: dal 10% al 15% in base al punteggio;
  • partite IVA forfettarie: dal 10%, che scende al 3% per le startup.

Non bisogna quindi confondersi: sui maggiori guadagni si andranno comunque a pagare delle tasse, anche se decisamente ridotte. In caso contrario, se si percepirà un reddito più basso di quanto atteso, il contribuente dovrà comunque pagare le tasse concordate e questa è una delle criticità maggiori della misura.

Oltre a questo, un’altra questione che ha dato modo di avanzare pesanti critiche a questo strumento riguarda i controlli fiscali da adottare a tutte le partite IVA che scelgono di non aderire al concordato preventivo biennale. In particolare l’articolo 34 comma 2 del decreto Legislativo 13/2024 recita:

“L’Agenzia delle entrate e il Corpo della Guardia di finanza programmano l’impiego di maggiore capacita’ operativa per intensificare l’attivita’ di controllo nei confronti dei soggetti che non aderiscono al concordato preventivo biennale o ne decadono.”

Da quanto specificato in questo decreto, entrato in vigore il 2 febbraio 2024, anche la non adesione comporta delle conseguenze, almeno nella teoria. Si attende di conoscere gli sviluppi effettivi di queste indicazioni.



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