Luca De Meo, dai primi passi in Fiat a Renault: ecco perché può sostituire Tavares in Stellantis
Sergio Marchionne non sopportava l’idea di poter avere eredi, o almeno non ne aveva mai indicato uno. D’altronde la sua era un’eredità pesante: la capacità di anticipare i trend di mercato e di dare fiducia agli investitori, non è roba da tutti. Ma forse Super Sergio, col sennò di poi e con un pizzico di orgoglio in meno, avrebbe affidato a Luca De Meo, uno dei suoi Marchionne boys, l’eredità di quella che oggi è Stellantis.
Del percorso di Tavares in Stellantis se n’è parlato molto, come della crisi che si è abbattuta sul colosso italo-francese. Un periodo difficile che però fa riaffiorare una certa nostalgia per l’era di Marchionne, anch’essa caratterizzata da non poche sfide e polemiche. E quando si parla di Sergio, il pensiero vola inevitabilmente anche a De Meo, la sua storica spalla destra. Molti vedono in lui il possibile successore del manager lusitano. Ma che cosa lo rende così appetibile? Le ragioni potrebbero essere molte, a cominciare dal fatto che l’attuale numero uno di Renault ha mosso i suoi primi passi proprio in Fiat.
De Meo è sempre stato agli occhi di Marchionne un grande visionario, con una forte passione per ciò che faceva. Una volta, aggirandosi per gli uffici Fiat, notò un giovane manager che, a differenza dei suoi colleghi, non esponeva la foto della squadra di calcio del cuore sulla scrivania, ma modelli di automobili. Quell’uomo era proprio Luca De Meo. Questa sua passione gli valse l’ingresso nel cerchio magico di Marchionne, dove prima del lancio della nuova 500, si distinse soprattutto per il lavoro su progetti come la Lancia Ypsilon e la Musa, pensati per un pubblico femminile. Questi successi lo portarono a ricoprire il ruolo di responsabile marketing per tutti i brand del gruppo.
Nel 2007, De Meo divenne Ceo di Alfa Romeo. Tuttavia, a causa soprattutto della mancanza di margini concessi da Marchionne, non riuscì a imitare i successi del passato. Così, nel 2009, De Meo lasciò Fiat, alla ricerca di nuove sfide, e lontano dall’ombra del suo maestro. Approdò prima a Volkswagen, poi ad Audi, fino a Seat nel 2015. Lì, ha realizzato ciò che avrebbe dovuto essere il progetto Alfa. Sebbene il marchio spagnolo fosse ormai in crisi, De Meo riuscì a risollevarlo: nel 2016 ha riportato Seat in utile e, nel 2019, ha fatto registrare un aumento record dei profitti, sfornando quasi la stessa quantità di auto prodotte in tutta Nel 2018 nasce Cupra, marchio indipendente di proprietà Seat gruppo Volkswagen, ed è Cupra voluta da De meo la salvezza di Seat. Una vera e propria impresa, eppure si è sempre domandato se Marchionne avesse preso bene quella decisione. Avrebbe potuto essere il suo successore, ma la rottura tra i due era troppo grande.
Con Renault è tutta un’altra storia. Un italiano alla guida di un gruppo francese era già un paradosso, ma che quest’italiano risollevasse il colosso dalla crisi, lo era ancora di più. Con l’alleanza franco-nipponica in frantumi dopo l’uscita di scena dell’ex Ceo Carlos Ghosn, la sfida per De Meo era immensa: non solo doveva affrontare le ripercussioni della gestione Ghosn, ma anche un settore automobilistico in continua evoluzione. Con il piano “Renaulution”, De Meo iniziò a tracciare una nuova rotta per il colosso francese. Tre fasi fondamentali: rilanciare la redditività, rafforzare la competitività dei marchi e puntare sull’innovazione e sulla mobilità sostenibile. Il gruppo tornò in attivo, e così, con il suo tocco magico, De Meo portò Renault verso una scalata di successi che oggi la posizionano tra i marchi più potenti al mondo.
Dal primo gennaio 2023, De Meo ha assunto anche la presidenza dell’Acea (Associazione dei Costruttori automobilistici europei). Prima di questo incarico, ha anche ricoperto il ruolo di membro del Consiglio di Amministrazione di Tim da aprile 2021, e come se non bastasse nel 2014 gli è stato conferito il titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Ma non fiisce qui: nel maggio 2020 De Meo è stato insignito del riconoscimento di Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e pochi mesi più tardi ha ricevuto la Legion d’Onore dal Presidente francese Emmanuel Macron.
Insomma, il curriculum di Luca de Meo è un manifesto di successi: in oltre 30 anni di carriera, ha saputo rivitalizzare i marchi Renault e Dacia, portandoli a risultati che molti avrebbero considerato impossibili. Non stiamo parlando di dettagli trascurabili, ma di una vera e propria alchimia manageriale che, se applicata ai marchi italiani di Stellantis, potrebbe restituire a nomi storici come Fiat Alfa Romeo e Lancia la gloria perduta in questi anni.
De Meo non deve essere un cervello in fuga ma una risorsa preziosa, un vero e proprio gioiello europeo che Stellantis non può permettersi di farsi scappare. In un momento in cui il gruppo cerca disperatamente di risollevarsi dalla crisi, con De Meo potremmo assistere a una rinascita che potrebbe far tremare i concorrenti e riportare orgoglio al gruppo italo-francese, che con John Elkann e Carlos Tavares un po’ di orgoglio ne ha perso.
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