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A Bari due arresti per un omicidio del 2003. Cavotta fu ucciso per contrasti con clan di Altamura #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


I carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito una misura cautelare custodiale, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di due persone indagate per omicidio volontario premeditato, detenzione e porto di armi da fuoco, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, in concorso.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal giudice (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), la sera dell’11 ottobre 2003, alle 20:30 circa, ad Altamura, Massimiliano Cavotta fu colpito a morte nel momento in cui stava rincasando in auto, insieme a sua e al figlio di tre anni, che scamparono all’agguato e riuscirono a fuggire. Secondo i gravi indizi di colpevolezza raccolti, l’omicidio fu eseguito da un commando composto dai due indagati che, dopo aver monitorato le abitudini della vittima, si erano nascosti nei pressi della sua abitazione e dopo che aveva parcheggiato l’auto, si avvicinarono e le esplosero contro almeno sette colpi di pistola cal. 7,65 e due colpi di fucile a pallettoni, di cui uno a distanza ravvicinata ed uno a bruciapelo.

Le indagini, condotte – in più fasi – dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari e coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, sviluppate con servizi di avvistamento, pedinamento ed attività tecniche, riscontrate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno riferito sul fatto, hanno consentito di raccogliere i gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati e di individuare il movente del fatto delittuoso. In particolare, Massimiliano Cavotta aveva avuto dei contrasti con alcuni esponenti della criminalità organizzata di Altamura: il 28 febbraio 2003, infatti, egli stesso aveva ferito, con colpi di pistola, un elemento di spicco di un clan rivale. Quest’ultimo, a distanza di pochi mesi, insieme ad un suo affiliato, attuò la vendetta in modo deciso ed eclatante, con l’intento, fin troppo evidente, di inviare un inequivocabile messaggio di intransigenza mafiosa alla criminalità operante in quel centro.

Il quadro indiziario raccolto dai carabinieri a carico degli indagati, sotto la guida della Procura della Repubblica di Bari, è stato condiviso da quest’ultima che ha avanzato la richiesta di emissione della misura cautelare. Il gip del Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta, ha disposto la cattura dei soggetti, di cui uno è stato tradotto in carcere e uno sottoposto ai domiciliari.

“È importante sottolineare – ricordano i cc in una nota – che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa dell’indagato, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti”.

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