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è morto a 91 anni – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


TREVISO – È mancato ieri Massimo Donadon, imprenditore trevigiano, autorità mondiale nel campo della derattizzazione. Aveva 91 anni e da una settimana era ricoverato in ospedale al Ca’ Foncello. Non se la prendeva se gli amici lo chiamavano “el sorzon” (il topo, in dialetto), un soprannome che gli calzava a pennello e di cui lui si faceva vanto, avendo messo in piedi un impero grazie alla lotta ai ratti. Animali di cui non aveva mai sottovalutato l’intelligenza. Li prendeva per la gola, “scodellando” un menù prelibato quando si pensava che bastasse una crosta di formaggio per acchiapparli e mummificarli. «I topi vivono a stretto contatto con gli essere umani, si sono evoluti con i loro rifiuti. Non sono più topi di campagna che si cibano di pane e formaggio» diceva agli amici. E di questa certezza aveva fatto il volano della sua azienda, la “Mayer Braun Deutschland”, con sede a Carbonera, a pochi passi da Treviso.


CHI ERA

Massimo Donadon, che veniva da studi veterinari poi interrotti, è stato un antesignano dell’alimentazione degli animali. Ha messo a punto, ad esempio, e brevettato un’esca per i topi che vivono in distretti informatici e si cibano di plastica, cavi elettrici, materiali che si trovano nei computer, ma anche nei motori delle auto. Quindi, nelle esche, al posto del parmigiano si grattugia la plastica. I topi gradiscono. E muoiono stecchiti. Cominciano i primi successi e le prime chiamate all’estero. La consacrazione della ditta – 17 mila punti vendita nel mondo, 30 laboratori di ricerca, con un giro d’affari in continua crescita – arriva con la gara d’appalto bandita a New York nel 1997 che vince a mani basse rispetto ai concorrenti che puntano su prodotti chimici. Lui, invece, cammina per la città, annusa, assaggia e alla fine arriva l’esca perfetta con gli scarti del cibo fast food e una dose di margarina da far scoppiare le arterie. È un successo. Da lì, non si contano gli appalti che vince, un po’ ovunque in Europa, ma anche in India e in sud America. Di pari passo ramifica amicizie e conoscenze. A casa sua, nel trevigiano, arrivano capi di Stato, ministri, Giovanni Goria quando era presidente del consiglio, e lui va a cena dai presidenti di mezzo mondo.

IL RICORDO

Lascia nel dolore la moglie Cristine e i figli Massimo, stesso nome del papà, e Barbara. Il figlio lo ricorda così: «Mio padre è stata una persona eccezionale. È arrivato dove ha voluto e mi ha insegnato con la pratica che se uno vuole, può raggiungere qualsiasi traguardo. Lascia un vuoto enorme».

L’amico di lunga data, l’imprenditore trevigiano Roberto Castagner, distilla ricordi come distilla le sue acquaviti: «Donadon è stato attore e regista della sua vita. Ha sperimentato nuove tecniche di produzione e anche di marketing e vendita. Molti di noi, con qualche anno di meno, lo hanno sempre visto come un maestro da cui imparare». La memoria va indietro, ai primi passi mossi da Donadon: «È partito con una guerra alle mosche che, decenni fa, invadevano le macellerie. Gli venne l’idea di esche ”sartoriali” per i topi. Non si è più fermato». L’ultima volta che l’ha visto? «Abbiamo trascorso il Capodanno scorso a Castelbrando tra amici, con le rispettive famiglia. Progettava il futuro della sua azienda. È stato una forza della natura».

Mentre Massimo Colomban, fondatore della Permasteelisa, azienda multinazionale operante nel settore edilizio, parla di Donadon «come di un uomo che ha fatto la storia dell’imprenditoria veneta. Amico di Luciano Benetton, di Briatore, ha collezionato così tanti aneddoti che una volta gli ho proposto di scriverli. Non ha mai voluto, forse per scaramanzia». Ammaliato dal suo grande equilibrio «non l’ho mai visto incavolarsi», Colomban dice: «Lo distingueva l’eleganza squisita nel parlare, nel vestire, nel trattare con la gente. Era un nobile. È stato per me un amico, una grande persona».

Mario Pozza, presidente della Camera di commercio Treviso-Belluno, ha parole di grande ammirazione: «Ha fatto conoscere la capacità del nostro tessuto industriale nel mondo. È stato un visionario, un ottimista, che parlava di economia con profonda conoscenza e che ha saputo sempre trasmettere entusiasmo. Dopo Etile Malvolti, se n’è andato Donadon. Due grandi uomini e tutti noi sentiremo la mancanza di entrambi».

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