Gurrieri
Si fa per dire. Ma in questi giorni, a un lettore appena distratto, potrebbe sembrare vi sia stata una competizione attribuzionistica sulla “proprietà culturale” di Giorgio Vasari tra Arezzo e Firenze. In realtà, si tratta più di un campanilismo artistico dovuto a una tifoseria senza senso. Se è pur vero che Vasari (1511–1574) nacque ad Arezzo, da fanciullo fu incoraggiato nel disegno dal suo vecchio parente Luca Signorelli ed ebbe i primi insegnamenti da Guglielmo di Marcillat, è altrettanto vero che giovanissimo, raccomandato per vie ecclesiastiche dal cardinal Passerini, se ne allontanerà. Nel ’31 è a Roma dove studia intensamente facendosi apprezzare sempre più dai suoi protettori e, massimamente dal ’divino Michelangiolo’. Così, la sua vita sarà un alternarsi di soggiorni fra Roma e Firenze. Ed è qui, proprio a Firenze che troverà il suo nido, diventando l’Architetto del Principe e il coordinatore delle opere del Ducato e poi del Granducato (per Cosimo I de’ Medici). E’ a Firenze che nel 1550 pubblicherà “Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri”, dedicandole a Cosimo I. Del resto è a Firenze che Vasari realizzerà il suo capolavoro degli Uffizi e del Corridoio che li collegherà alla dimora di Palazzo Pitti. Ciò non toglie che Vasari amasse la sua Arezzo, decorandone monumenti, ponendo particolare attenzione alla sua casa (oggi museo). Intensa e ininterrotta è la cura che le relative soprintendenze pongono alle opere vasariane. Ma allora, in cosa consiste la competizione fra le due città? E’ semplice, nell’eccesso di zelo. Celebrato pochi anni fa il sesto centenario della nascita, ci si è inventati il 450° della morte. In ciò, onestamente, Arezzo è stata più tempestiva ed ha organizzato una raffinata campagna pubblicitaria, “aretinizzando” in modo esclusivo Vasari ed Arezzo.
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