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Gela e le grandi incompiute, l’area di crisi complessa #finsubito prestito immediato


Giovedì 24 ottobre è scaduto il termine della proroga all’area di crisi complessa di Gela, istituita 6 anni fa in virtù dell’Accordo di programma del 23 ottobre 2018, finalizzato al rilancio delle attività imprenditoriali, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento nel territorio dei 23 Comuni (Gela, Niscemi, Mazzarino, San Cono, Acate, Vittoria, Caltagirone, Mirabella Imbaccari, San Michele di Ganzaria, Butera, Riesi, Caltanissetta, Delia, Marianopoli, Montedoro, San Cataldo, Santa Caterina Villarmosa, Serradifalco, Sommatino, Aidone, Barrafranca, Piazza Armerina, Pietraperzia) appartenenti ad un’area  che coinvolge ben quattro enti intermedi isolani (Catania, Caltanissetta, Enna e Ragusa). 


Ad oggi, dopo due avvisi pubblicati sono solo due le imprese ammesse. In una riposta ad una interrogazione del senatore Pietro Lorefice, il Ministero delle imprese guidato da Adolfo Urso ha dovuto ammettere i gravi ritardi e le tante difficoltà che peraltro erano state riscontrate anche in occasione del primo avviso. Dal ministero hanno fatto sapere che su 12 richieste di finanziamento presentate attraverso il secondo avviso, 7 sono state scartate. Delle 5 restanti, solo una è stata ammessa, per un finanziamento di quasi un milione di euro.

Le altre sono ancora impelagate nella ragnatela delle fasi istruttorie. Lorefice non ha esitato a puntare l’indice sull’eccesso di zelo di Invitalia che gestisce l’iter procedurale, nonché la non presenza di uno sportello locale per le imprese. «Dai documenti di rinuncia delle imprese – ha dichiarato – che abbiamo avuto modo di consultare, emergono nitidamente disfunzioni, in particolare le ridondanti richieste di integrazione rivolte da Invitalia alle imprese. Queste lungaggini portano le aziende allo sfinimento», laddove altrove «la tempestività delle pratiche e la necessità di sburocratizzare» sono state agevolate da sportelli locali. 

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Vale la pena di ricordare, infatti, che delle sei proposte arrivate in occasione del primo avviso, una fu valutata non ammissibile e quattro non furono ammesse alle agevolazioni. L’unica proposta ad essere ammessa alle agevolazioni per un importo leggermente superiore ai tre milioni di euro, all’interno di un programma di investimento complessivo di quasi cinque milioni e novecentomila euro, fu quella presentata in extremis il 12 giugno 2019 (un giorno prima la chiusura dello sportello) dalla Brunetti Packaging srl.

Dei 25 milioni messi a disposizione nell’accordo del 2018 (sottoscritto  tra il Ministero dello sviluppo economico, Agenzia nazionale delle politiche attive lavoro – ANPAL, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Regione Siciliana, Libero Consorzio Comunale di Caltanissetta, Comune di Gela, Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.a. – Invitalia), erano rimasti pertanto ventidue milioni di euro, riconfermati attraverso il co-finanzamento del ministero delle Imprese (12 milioni dal Fondo crescita sostenibile) e della Regione siciliana (10 milioni dalle risorse del Programma operativo complementare 2014-20), allo scopo di supportare gli investimenti produttivi sul territorio da assegnare attraverso il secondo avviso pubblicato il 28 marzo di due anni fa, con le domande di agevolazione che potevano essere presentate dalle ore 12.00 del 30 maggio 2023, fino a esaurimento delle risorse. 

Elemento di continuità tra i due avvisi è il Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale (PRRI) elaborato e gestito da Invitalia, approvato con Accordo di Programma del 23 ottobre 2018 e che come sopra anticipato prevedeva l’impegno di risorse pubbliche per complessivi 25 milioni di euro stanziati per l’attuazione della Legge 181/89.

Uno strumento, quet’ultimo, che probabilmente si sta rivelando poco attrattivo. In sintesi, sulla base del secondo avviso, le attività suscettibili di finanziamento dovevano riguardare investimenti produttivi (nuove unità, ampliamenti, riqualificazioni, acquisto attività) e investimenti nella tutela ambientale nei seguenti settori: manifattura, servizi alle imprese, estrazione di minerali da cave e miniere, produzione di energia (solo pmi), attività turistiche (codici Ateco 55+96.04).

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Tutti i programmi dovevano prevedere un incremento dei lavoratori occupati da realizzarsi entro 12 mesi dal termine degli investimenti o il mantenimento dei livelli occupazionali, in linea con quanto previsto dall’Accordo di programma che prevede priorità per le assunzioni dei residenti sul territorio che percepiscono misure di sostegno al reddito, dei disoccupati in seguito a procedure di licenziamento collettivo, dei lavoratori delle imprese coinvolte in tavoli di crisi. 

In particolare, le imprese sono chiamate a concludere, entro il dodicesimo mese successivo alla data di ultimazione del programma di investimento, il programma occupazionale proposto. Nel caso di decremento dell’obiettivo occupazionale nei limiti del 50% di quanto previsto, le agevolazioni sono proporzionalmente revocate. Per decrementi superiori al 50% la revoca è totale.

I benefici consistono in finanziamenti agevolati, per una quota non inferiore al 20% degli investimenti ammissibili, della durata di 10 anni oltre a ulteriori tre anni di preammortamento; contributi “conto impianti” a fondo perduto, calcolati a partire dal finanziamento agevolato concesso e fino a un massimo del 55%, anche in base a localizzazione, dimensione di impresa, rating, regime di aiuto; contributi “diretto alla spesa” a fondo perduto, relativi alle consulenze (pmi) e a progetti di innovazione dell’organizzazione e di processo, di formazione e di ricerca e sviluppo sperimentale. Il programma di investimento dovrà essere sostenuto finanziariamente dalle imprese nella misura minima del 25%.

Ad essere scaduto giovedì scorso, in definitiva, è il termine della proroga di tre anni, grazie all’atto integrativo dell’accordo del 2018, siglato il 7 settembre 2022, registrato presso la Corte dei Conti in data 22 novembre 2022.

Un accordo integrativo che intervenne un anno dopo la scadenza dei tre anni previsti nell’accordo di programma del 2018. Benché di mezzo ci fu anche la scusa della pandemia covid-19, questo precedente fa ben sperare in merito all’ipotesi di una nuova proroga, che il ministro Urso ha già garantito nelle varie interlocuzioni. La nuova proroga significherebbe sostanzialmente non perdere i 21 milioni residuali rimasti. Ma ciò che rileva è lo scarso interesse mostrato in un’area che non si esaurisce affatto nel perimetro della città di Gela. 

L’area d crisi complessa di Gela prevede ben sette Sistemi locali del lavoro (Sll) perimetrati dalla Regione siciliana: Gela (comuni di Gela e Niscemi), Mazzarino (comuni di Mazzarino e San Cono), Vittoria (comuni di Vittoria e Acate), Caltagirone (comuni di Caltagirone, Mirabella Imbaccari e San Michele di Ganzaria), Riesi (comuni di Riesi e Butera), Caltanissetta (comuni di Caltanissetta, Delia, Sommatino, Serradifalco, San Cataldo, Marianopoli, Montedoro, Santa Caterina Villarmosa), Piazza Armerina (comuni di Piazza Armerina, Aidone, Barrafranca e Pietraperzia) per un superficie pari al 12% dell’intera isola siciliana, una popolazione complessiva residente pari (414 mila abitanti) all’8,2% del totale della Regione Siciliana ed una densità abitativa pari a 132 persone per chilometro quadrato. Sarebbe gravissimo per Gela e l’intera area perdere anche questo treno.

Per quel che più ci interessa da vicino, nell’ambito della elaborazione del Prri approvato con l’accordo del 2018, parallelamente agli interventi pattuiti col protocollo 2014, Nomisma ha predisposto un progetto di valorizzazione del territorio gelese che ha identificato cinque ambiti i quali, in una chiave di lettura sinergica, vengono considerati in grado di giocare un ruolo di volano di sviluppo per le dimensioni economiche e sociali del territorio: 1. Incremento della produttività agroalimentare (Linee progettuali: creazione di un Centro di sperimentazione sul packaging e la strutturazione di un Centro di coordinamento rivolto alla ricerca e alla sperimentazione per le produzioni); 2. Valorizzazione turistica (Linee progettuali: valorizzazione delle seconde case, potenziamento commerciale per la rivitalizzazione del centro storico, rigenerazione dell’immagine di Gela); 3. Sviluppo dell’economia sociale (Linee progettuali:

istituzione di una Fondazione Comunità, Macchitella Lab); 4. Rafforzamento della formazione tecnica (Linee progettuali: percorsi formativi aziendali innovativi nei settori energetico e agroalimentare, tramite la collaborazione tra Ufficio Scolastico Regionale Siciliano, Assessorato Regionale dell’istruzione e della formazione, Comune di Gela); 5. Sviluppo dell’economia del mare (Linee progettuali: riqualificazioni porto isola e porto rifugio). Inoltre, dal confronto con gli stakeholders territoriali, tenuto conto dei contenuti già inseriti nel Patto per la Sicilia, erano emerse le seguenti opere infrastrutturali quali prioritarie per la lo sviluppo dell’area: 1. completamento Autostrada-Siracusa – Gela; 2. ampliamento e riqualificazione Porto di Gela.

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Siccome tali opere individuate non risultano avere copertura finanziaria nell’ambito della programmazione regionale. Nell’arco temporale di durata dell’accordo di programma il Ministero avrebbe dovuto attivare appositi tavoli tecnici per individuare possibili percorsi di finanziamento per la realizzazione delle opere. Tutto, però, è rimasto lettera morta.



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