Olbia Il destino del pronto soccorso è appeso a un filo. E nel giro di qualche ora si saprà se di notte potrà ancora accogliere i pazienti gravi (codici rossi e gialli) o se dovranno essere dirottati a Ozieri, Sassari o Nuoro. La Asl Gallura, attraverso l’ufficio stampa, conferma che «allo stato attuale, il turno per l’assistenza ai codici maggiori, a partire da questa notte, non è coperto. L’azienda è in attesa di eventuali comunicazioni da Ares e dall’assessorato regionale alla Sanità per capire se sarà possibile garantire il servizio con il personale della cooperativa in scadenza di contratto o con altre soluzioni straordinarie e urgenti individuate».
Qualunque sarà la strada che si deciderà di percorrere, da stasera dopo le 20 il reparto di emergenza urgenza del Giovanni Paolo II non avrà a disposizioni medici strutturati. Ed è a rischio chiusura.
Ma come si è arrivati a questa situazione? Le diverse manifestazioni d’interesse di mobilità regionale e interregionale per la ricerca di medici di medicina d’urgenza bandite dalla Asl Gallura, a partire da quella dello scorso ottobre, seguita da analoghi bandi pubblicati a marzo e ad aprile, hanno sempre dato esito negativo. Nessuno specialista ha aderito. Per superare l’emergenza è stata così attivata una procedura per l’affidamento di parte del servizio a una cooperativa esterna, anche per i codici maggiori, che ha garantito il supporto di tre medici. Altri tre medici, invece, (i gettonisti) hanno risposto a un altro bando per attività libero professionale volto alla ricerca di operatori per il pronto soccorso. Il pronto soccorso di Olbia ha così messo insieme otto medici (2 strutturati e 6 esterni) per la copertura dei turni, rispetto ai diciannove in organico presenti solamente cinque anni fa. «Una soluzione – come avevano detto i vertici della Asl Gallura – che ha consentito al pronto soccorso di reggere l’impatto, anche se a fatica, con l’enorme flusso estivo (con punte di 250 accessi giornalieri) grazie alla riorganizzazione dei percorsi fast track, per dare risposte rapide ai codici minori, dei protocolli con alcuni reparti ospedalieri e soprattutto della disponibilità del personale medico e infermieristico».
Ma adesso il pronto soccorso è a un pericoloso bivio: o si chiude di notte, o salta fuori una soluzione dell’ultimo minuto. «Una situazione che preoccupa e che fa rabbrividire – dice Cristina Usai, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che ha già annunciato un’interrogazione sull’argomento -. Eppure, più volte e in diverse occasioni, anche durante le varie conferenze socio sanitarie, era stata denunciata la forte criticità in cui versa la sanità gallurese. Ma, nonostante la lunga lista dei gravi problemi, dalla Regione non è arrivato alcun segnale, alcuna reazione, alcuna soluzione, neanche per quelli più urgenti. E ora, dopo aver attraversato l’ennesima estate difficile, si rischia addirittura di negare ai cittadini galluresi il diritto all’assistenza sanitaria. Il pronto soccorso è un servizio fondamentale, che dev’essere totalmente efficiente ed operativo perché rappresenta quell’intervento tempestivo che può fare la differenza tra la vita e la morte. Non si può tollerare la chiusura notturna. Da giunta e assessorato della Sanità si percepisce una pericolosa sottovalutazione della situazione e non si intravede una rapida soluzione con strumenti e personale necessari per gestire al meglio la sanità, che vogliamo sia una priorità per la presidente Todde e il suo esecutivo».
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