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Il biodistretto delle Marche spinto da pionieri e ricerca #finsubito prestito immediato

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Il rapporto della Commissione Europea “Farm to Fork” considera i sistemi alimentari sostenibili come la chiave per raggiungere gli ambiziosi obiettivi imposti dal “New Green Deal” e le filiere agricole biologiche utili per la rimodulazione di molti aspetti che riguardano la salute e la nutrizione dei cittadini. Nonostante le recenti proteste da parte del mondo agricolo abbiano messo in evidenza le difficoltà di mettere in atto cambiamenti radicali e rapidi nel settore, la transizione verso pratiche produttive più sostenibili continua ad essere una delle priorità dell’Unione Europea.

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La regione Marche ha avuto un ruolo di rilievo nella promozione e nello sviluppo dell’agricoltura biologica. Infatti, dietro la spinta di numerose iniziative pionieristiche, nate verso la fine degli anni ’70, e più tardi grazie all’attenzione delle istituzioni pubbliche verso il settore (una delle prime leggi sull’agricoltura biologica in Italia fu emanata dal consiglio regionale nel 1990 – L.R. 57/90), le aziende di produzione e trasformazione sono cresciute in numero ed esperienza.

Secondo i dati riportati dal Sinab (Sistema d’informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica), al 31 dicembre 2023 le aziende agricole biologiche marchigiane erano 3.926 (circa il 12% delle aziende agricole nelle Marche) per una superficie agricola utilizzabile di 128.307 ettari (circa il 28% della Sau totale regionale). A livello nazionale le aziende agricole biologiche sono circa il 7% del totale e la superficie biologica circa il 20%. Il confronto evidenzia la forte vocazionalità del territorio marchigiano verso questo sistema di produzione. Non è un caso che nel 2018, grazie alla collaborazione tra enti pubblici, agricoltori e organizzazioni agricole, sia stato ufficialmente riconosciuto il “Biodistretto delle Marche”, attualmente uno dei biodistretti più grandi in Europa.

Le politiche a sostegno dell’agricoltura biologica adottate a livello nazionale e locale si sono evolute attraverso quadri normativi, incentivi economici e misure di comunicazione rivolte ai consumatori. Queste politiche mirano a sostenere i maggiori costi sostenuti dalle aziende agricole biologiche, soprattutto nella fase di transizione, a stimolare la domanda dei relativi prodotti e a garantire la trasparenza e l’integrità delle filiere biologiche. In una situazione di espansione della base produttiva come quella che sta avvenendo in Italia e nelle Marche, le politiche indirizzate allo sviluppo del collegamento tra i vari attori della catena del valore, e all’aumento della competitività e della sostenibilità delle produzioni è strategico, anche in una visione di economia circolare.

Il dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali (D3A) dell’Università Politecnica delle Marche (Univpm) fa ricerca da sempre in questo settore e partecipa a numerose attività lungo le filiere, con la consapevolezza che la transizione verso sistemi agricoli sostenibili richiede innovazione, scambio di conoscenze specifiche e opportunità di formazione per tutti gli operatori e i professionisti del settore.

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Francesco Solfanelli, professore di Economia agraria, alimentare ed estimo rurale, che dal 1° novembre sarà il nuovo presidente del Corso di laurea di Scienze e tecnologie agrarie e del Corso di Laurea Magistrale Scienze agrarie e del territorio, sottolinea che il D3A-Univpm, attraverso numerosi progetti locali, nazionali ed internazionali svolge una intensa attività di ricerca per realizzare una transizione verso sistemi agricoli sostenibili dal punto di vista economico, ambientale e sociale, anche a supporto dell’attività didattica, altrettanto intensa e innovativa.

Per gli studenti è fondamentale formarsi in modo interdisciplinare per gestire la complessità delle attività agricole con un approccio orientato a processi produttivi innovativi e sostenibili.

Ma è altrettanto importante la continua formazione di tecnici e agricoltori attraverso l’attivazione di corsi di alta formazione per la “Gestione della Conversione alle Produzioni Agricole Biologiche”. Solfanelli sottolinea che la digitalizzazione in agricoltura riveste un ruolo importante e con il progetto SI-Riparte (SIstemi digitali Rapidi, Innovativi e Partecipati per l’integrazione delle piccole/medie imprese agricole), finanziato nell’ambito dei Partenariati Europei per l’Innovazione in Agricoltura (Pei-Agri), si sta cercando di favorire questa transizione nelle imprese agricole e agroalimentari biologiche con moderne tecnologie di precisione.

Sul fronte della valutazione della sostenibilità il progetto Innova ConMarcheBio, sempre finanziato dal programma Pei-Agri regionale, sviluppa e testa uno strumento per la valutazione della sostenibilità nelle aziende agricole attraverso specifici indicatori. Il delicato tema dello sviluppo di varietà adatte all’agricoltura biologica è affrontato grazie al progetto inSiEMe (progetto finanziato dal Masaf attraverso il fondo per lo sviluppo della produzione biologica), che grazie all’approccio partecipativo “citizen science” si pone l’obbiettivo di attivare un rete di operatori per individuare genotipi resistenti alle malattie da impiegare nei sistemi agricoli biologici.

Infine, il progetto internazionale Organictarget4eu, finanziato dal programma Horizon Europe studia come far aumentare la domanda dei consumatori per i prodotti biologici, allineandola alla crescente offerta. 

* Direttore del Dipartimento Scienze agrarie alimentari  e ambientali dell’Università Politecnica delle Marche





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