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Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti è tornato a parlare di sacrifici che devono essere compiuti per finanziare la manovra, da banche e da assicurazioni. “C’è chi lo chiama tassa su extraprofitti, o contributo. Io lo chiamo sacrificio ”, così ha detto il titolare del Tesoro, nel corso della conferenza stampa indetta per presentare la legge di bilancio 2025 varata ieri dal Consiglio dei Ministri. Giorgetti ha spiegato nel dettaglio quel contributo che le banche e le assicurazioni sono state chiamate a versare dal governo Meloni.
3,5 miliardi di fondi dagli istituti bancari e assicurazioni
Più di 3,5 miliardi e mezzo di gettito fiscale, ha precisato Giorgetti, arriveranno con il contributo. “I pescatori e gli operai saranno contenti, le banche un po’ meno. Ma va bene così”, ha sottolineato nuovamente il ministro, facendo notare come il contenuto dell’intervista che aveva rilasciato a Bloomberg giorni fa fosse stato travisato. In quell’occasione aveva parlato della necessità che tutti facessero sacrifici. Ma, ha chiarito oggi Giorgetti, il suo era un riferimento rivolto proprio agli istituti di credito e alle assicurazioni, non a tutti gli italiani.
Il vice ministro Leo su DTA e stock options
Il mondo in cui banche e assicurazioni finanzieranno la manovra è stato illustrato nel dettaglio dal vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo, seduto a fianco di Giorgetti nella conferenza stampa sulla manovra. Di fatto, il “sacrificio che le banche sono chiamate a fare per contribuire alla manovra riguarda le imposte differite attive (DTA) e le stock option”. Sulle DTA Leo ha precisato che la legge di bilancio prevede “la sospensione per due anni, nel 2024 e nel 2025, della deduzione di queste imposte differite attive che tutte le banche hanno nei loro bilanci”. Per quanto riguarda invece le stock options, Leo ha spiegato che, con i nuovi provvedimenti, la deduzione- ora prevista dal momento in cui si avvia il piano- ci sarà al momento “dell’effettiva assegnazione della partecipazione”
Giorgetti sulla manovra 2025: attenzione soprattutto ai redditi medio-bassi
La legge di bilancio in questione è stata concepita d’altronde per blindare alcune misure cruciali del governo Meloni, come il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef a tre: misure che diventano entrambe strutturali. Si tratta di una manovra che presta attenzione soprattutto ai redditi medio bassi, che beneficeranno di “una situazione migliore” e “alle famiglie”, attraverso l’avvio del quoziente familiare sulle detrazioni. Quindi sì ai sacrifici, ma da non dai cittadini. Di conseguenza, in generale: “Non ci saranno nuove tasse, mi dispiace deludere le attese”, ha proseguito il ministro.
Pensioni: come cambiano con la legge di bilancio
Nel capitolo pensioni la manovra non prevede una riforma strutturale: sono confermate le misure dello scorso anno e potenziate quelle destinate ai lavoratori pubblici e privati che raggiungono l’età della pensione ma decidono di rinviare l’uscita dal lavoro.
Le misure confermate quindi, dovrebbero essere: Quota 103, Opzione donna e Ape sociale in scadenza a fine anno. A queste si dovrebbero aggiungere misure per trattenere a lavoro (su base volontaria) lavoratori pubblici e privati che avrebbero i requisiti per andare in pensione. Nessuna riforma strutturale quindi, per superare la legge Fornero. Mentre sul mini-aumento delle pensioni minime bisognerà aspettare l’esame della manovra in Parlamento, dove il testo dovrebbe arrivare entro il 21 ottobre.
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