LECCE – Dopo le dure critiche dei sindacati, le astensioni degli studenti (molto più morbidi sulla questione) arriva la bacchettata del Pd leccese sulle indennità per i vertici Unisalento.
“In un periodo di crisi prolungata per il settore dell’istruzione e della ricerca, la decisione del Rettore dell’Università del Salento, Fabio Pollice, di aumentare il l’indennità del 400% appare sconcertante scrive in un comunicato la segreteria del Pd guidata da Romeo Russo – La scelta, legittimata dal decreto 143/2022 del governo Draghi, solleva interrogativi profondi sulle priorità delle università italiane, soprattutto in un contesto di tagli al finanziamento pubblico. Tale decisione sembra distaccata dalle difficoltà quotidiane che affrontano ricercatori e studenti, colpiti da un sistema sempre più sotto pressione”.
L’indennità del rettore, che si aggiunge allo stipendio, viene quasi quintiluplicata: da 25mila euro a 115mila. Parliamo di cifre lorde da corrispondere con effetto retroattivo (partendo da gennaio 2024). Le risorse accantonate per il 2023 verranno devolute alla comunità accademica. La prorettrice sale da 10mila euro a 28.875,00. Salgono i gettoni dei componenti del Consiglio di amministrazione fino a 11.550,00 euro annui. Aumentano le indennità di carica dei Direttori di Dipartimento ed i Gettoni di presenza per i componenti del Senato Accademico e del Nucleo di Valutazione. Viene adeguato il compenso del presidente dell’organo di controllo (13.860,00 €), il componente (o supplente subentrante con indennità rapportata all’effettivo periodo di carica) riceverà un’indennità pari a 11.550,00 euro. La Flc – Cgil si dice sconcertata e parla di spesa insostenibile per gli anni futuri dopo i tagli al fondo per il funzionamento ordinario, con l’Unisalento in crisi economica da anni. La revisione dei compensi sarà sottoposta a verifica annuale e potrebbe anche essere ridotta, ma si tratta di una magra consolazione per i sindacati.
“Il problema si inserisce in una situazione già drammatica per il finanziamento delle università. I fondi destinati alla ricerca e all’istruzione in Italia sono in diminuzione cronica – continua il segretario cittadino del Pd – Nonostante gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), i tagli sono proseguiti: a settembre, il governo Meloni ha ridotto di 173 milioni di euro il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), principale fonte di risorse per gli atenei italiani. Inoltre, 340 milioni non sono stati assegnati per le coperture previste dal piano degli associati, mentre aumentano le spese per gli stipendi del personale (+4,8%, per fronteggiare l’inflazione). Nel caso specifico di Unisalento, la riduzione dell’FFO è stata del 3,11% in un solo anno, rendendo ancora più incomprensibile l’incremento del 458% dell’indennità del rettore, del 267% per la Prorettrice, e l’introduzione di gettoni per i membri del CdA. Queste decisioni risultano particolarmente problematiche, considerate le gravi difficoltà economiche che l’università affronta. Con i giovani ricercatori in condizioni di precarietà e la fuga di cervelli che continua, queste scelte rischiano di alimentare un clima di frustrazione e sfiducia nel futuro del sistema universitario italiano.
Uno studio pubblicato su Science and Public Policy ha rivelato che dal 2008 al 2019 l’Italia ha visto emigrare circa 14.000 ricercatori, a causa di salari più bassi e opportunità di carriera limitate rispetto ad altri paesi. La mancanza di investimenti strutturali e di prospettive stabili spinge i talenti italiani a cercare all’estero opportunità migliori. Con la fine dei fondi del PNRR, il rischio è che anche i nuovi ricercatori acquisiti dall’Università del Salento si uniscano alla lunga lista di coloro che hanno scelto di lasciare il Paese. Di fronte a questa situazione, il Circolo Cittadino del Partito Democratico di Lecce vuole evidenziare, pur nel rispetto degli oneri che quotidianamente si assumono le dirigenze degli atenei, che le priorità condivise oggi dovrebbero essere il rilancio del Fondo di Finanziamento Ordinario, stabilizzazione dei ricercatori precari assunti con fondi del PNRR, investimenti in infrastrutture e digitalizzazione delle università, e una gestione trasparente delle risorse. È fondamentale che le scelte economiche siano orientate alla crescita complessiva dell’università e alla valorizzazione dei suoi lavoratori, evitando decisioni che privilegiano i vertici a scapito del futuro dell’intero sistema accademico”.
“Nel momento in cui si rivestono incarichi pubblici di responsabilità l’indennità dev’essere adeguata, altrimenti non ci lamentiamo se i migliori vanno a lavorare nelle università private – ha già dichiarato al nostro giornale il rettore Fabio Pollice – A Bari l’adeguamento lo hanno fatto senza problemi. Il mio mandato è ormai alla fine: si gioverà dell’aumento soprattutto chi verrà dopo di me. Per ora si sono candidati due validissimi ed esperti professori: Melica e Aiello. Ritengo che sia giusto aumentare delle indennità che riguardano dei lavori apicali di grande responsabilità”.
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