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Posticipare la pensione per un assegno più alto: come funziona lapensione anticipata contributiva
Il sistema pensionistico italiano offre già oggi una soluzione che consente di ottenere una pensione più alta semplicemente posticipando l’età del pensionamento. Questa possibilità, spesso poco conosciuta, deriva dalla riforma delle pensioni di Lamberto Dini ed è destinata ai lavoratori definiti “contributivi puri”, ovvero coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995.
Tra i vantaggi di questa misura vi è la cosiddetta pensione anticipata contributiva, che permette di uscire dal mercato del lavoro già a 64 anni, con almeno 20 anni di contributi versati. Tuttavia, per chi decide di rimandare l’uscita di un anno, vi è la possibilità di aumentare l’importo dell’assegno mensile in modo significativo.
Per le lavoratrici, le condizioni sono ancora più favorevoli. In particolare, chi ha avuto tre o più figli può accedere alla pensione anticipata già a 63 anni, beneficiando di uno “sconto” sull’età.
Questo sconto consente di ridurre l’età di pensionamento di 4 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 12 mesi. Tuttavia, decidere di rinunciare a questo vantaggio può comportare un aumento consistente della pensione, grazie al meccanismo del coefficiente di trasformazione.
Il coefficiente di trasformazione: un vantaggio per chi posticipa
Uno degli elementi che rende vantaggioso posticipare la pensione è il miglioramento del coefficiente di trasformazione. Questo parametro, che serve a calcolare l’importo dell’assegno pensionistico in base all’età, aumenta con il passare degli anni. La riforma Dini permette alle lavoratrici che rinunciano allo sconto di 12 mesi sull’età di beneficiare di un coefficiente di trasformazione calcolato come se avessero 66 anni, anche se escono a 64.
Il risultato è un assegno mensile più alto rispetto a chi accetta di andare in pensione a 63 anni. Un esempio pratico può chiarire meglio il concetto: una lavoratrice con tre figli e un montante contributivo di 350.000 euro, uscendo dal lavoro a 63 anni, riceverebbe una pensione di circa 1.353 euro al mese.
Più tempo al lavoro, maggiore pensione
Se invece posticipasse l’uscita di un anno, rinunciando allo sconto e sfruttando il coefficiente più favorevole, il suo assegno salirebbe a circa 1.489 euro al mese, un aumento di circa 136 euro mensili. Per i lavoratori contributivi puri, posticipare l’uscita dal mercato del lavoro può rappresentare un’opportunità interessante per incrementare il proprio assegno pensionistico.
Questo vale in particolare per le donne con più figli, che possono sfruttare non solo un anno di contributi in più, ma anche un coefficiente di trasformazione più vantaggioso, aumentando così la loro pensione in maniera significativa.
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