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Sassari Salvador Cocco, sardo d’America, lo sa bene: vivere in Florida significa imparare a convivere con la forza della natura. Non appena viene comunicato il passaggio di un uragano le case si trasformano in fortezze, porte e finestre vengono sigillate, si fa scorta d’acqua e cibo come stesse per scoppiare una guerra. Non è paura, è preparazione.
Due anni fa la violenza di Ian Per chi, come Salvador, ha vissuto da vicino il terribile uragano Ian due anni fa, ogni nuova minaccia porta con sé i ricordi di notti insonni e del frastuono del vento. Questa volta l’occhio dell’uragano Milton si è fermato a 100 chilometri di distanza dalla sua abitazione di Fort Myers. Il suo negozio di prodotti sardi a Bonita Springs è senza luce ma non dovrebbe avere subito grossi danni. Da giorni però, con la moglie e i figli, aveva cominciato a prepararsi all’arrivo di Milton. «Per fortuna la situazione è sotto controllo – racconta da Thiesi, dove è arrivato oggi 10 ottobre -. Ho sentito anche stamani la mia famiglia e stanno tutti bene. Nulla a che vedere con l’uragano Ian di due anni fa quando abbiamo avuto davvero paura».
Le procedure «Se vivi in Florida devi imparare a convivere con questi fenomeni – spiega l’imprenditore cresciuto a Thiesi, paese in cui torna spesso per ragioni di lavoro e di cuore -. Lunedì sono partito per un viaggio di lavoro programmato, ma prima abbiamo messo in campo tutte le procedure previste quando ci sono eventi di questi tipo. L’America adotta delle procedure pazzesche con una organizzazione incredibile. Chi vive in alcune zone della Florida è abituato a seguirle».
Da manuale Paratie alle finestre, si sigillano le porte, si portano via tutti gli oggetti dai balconi. Si fa scorta di cibo e riserva di acqua. Capitolo a parte riguarda le macchine. Si cerca di salvarne almeno una in famiglia. «Io ad esempio ho raggiunto l’aeroporto con la mia e l’ho lasciata nel parcheggio coperto dell’aeroporto. Le altre due sono in garage a casa».
Zone a rischio La zona in cui Cocco vive dal 2012 era classificata a basso rischio per l’uragano Milton, con la lettera D. B invece la zona sul mare di Bonita Springs dove c’è il negozio Pansardo. Prevista l’evacuazione obbligatoria. «Che poi, bisogna dire la verità, è pseudo obbligatoria. L’America è la patria delle libertà e quell’obbligo è più una raccomandazione, che infatti molti non rispettano. Noi abbiamo levato tutti i prodotti dai frigo e freezer, abbiamo sigillato le celle frigorifere con il nastro isolante. Abbiamo messo teli su porte e finestre, più sacchi di sabbia per tenerli saldi e fare da diga».
Scenari di pre-guerra Cocco racconta poi come cambiano gli scenari nelle città quando ci si prepara al passaggio di un uragano. «Vicino a casa mia c’è lo stadio di baseball. Giorni fa all’esterno c’erano non meno di 50 mezzi del pronto intervento della società elettrica. Due anni fa per il passaggio di Ian in autostrada c’erano dieci chilometri di convogli tra mezzi per sistemare le reti elettriche, movimento terra, mezzi per riparazioni idrauliche. E gli aiuti sono arrivati da trenta stati. Per un mese sono stati allestiti dei campi tipo militari che avevano persino il campo bocce».
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