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Palermo, 4 ottobre 2024 – Stupro di gruppo su una 19enne alla Vucciria di Palermo nel luglio 2023, la sentenza è attesa per ottobre.
L’accusa ha chiesto 12 anni per 5 dei 6 imputati. Un sesto ragazzo (minorenne all’epoca) è già stato condannato a otto anni e 8 mesi; per un settimo che avrebbe assistito agli abusi senza commetterli la richiesta è di 10 anni e 8 mesi.
Fin qui la cronaca giudiziaria. Abbiamo chiesto a Carla Garofalo, legale della vittima con una grande esperienza di aule giudiziarie, come sono cambiati nel tempo i processi per violenza sessuale.
Manifestazione promossa da ‘Non una di meno’ dopo lo stupro di gruppo a Palermo
Avvocato Garofalo, uno degli imputati ha scritto una lettera di scuse alla madre, alla sorella e alla fidanzata.
“Nessuna parola invece per la vittima. Quel ragazzo in sostanza ha chiesto scusa alle donne che considera ’timorate di Dio’. Non alla vittima delle violenze. Nessuno di loro lo ha fatto”.
Per la difesa degli imputati sono stati rapporti consenzienti. E questa sembra una regola fissa nei processi per violenza sessuale.
“Questa è senz’altro la linea più facile. Ma oggi abbiamo alle spalle tante sentenze della Cassazione che fissano un limite al consenso. Se ti dico no, ti devi fermare prima, anche se all’inizio io potevo essere d’accordo. Questo è un orientamento ormai univoco della Suprema Corte. Ribadito anche a sezioni riunite”.
Che cosa si aspetta la vittima?
“Che gli imputati siano condannati. Aggiungo: mi dispiace che ragazzi giovani siano condannati a pene alte. Ma sono reati gravi”.
Come sta oggi la ragazza?
“Credo che abbia rimosso tutto quello che è successo. Si è trattato di uno stupro molto violento. Lo dicono anche le intercettazioni, mentre aspettavano di essere sentiti dai carabinieri quei ragazzi hanno commentato ciò che avevano appena fatto, senza sapere di essere ascoltati”.
Avvocato, cos’è cambiato nel corso degli anni nelle aule di giustizia?
“Sicuramente le ragazze oggi sono più disposte a denunciare. E ho visto più condanne. In sintesi, ci si sente più tutelati dalla legge”.
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