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Con i suoi oltre 42mila abitanti San Donà di Piave è il 9 comune più popoloso del Veneto, dietro solo ai 6 capoluoghi di provincia e a Chioggia e Bassano.
Unico comune assieme a Jesolo che sopravvive all’inesorabile inverno demografico del Veneto Orientale. A portare l’asticella del comune in positivo pesa sicuramente l’attrattività di residenti da altri comuni e dall’estero.
Merito anche dei nuovi italiani.
«Cinquecento nuovi italiani l’anno: questo è il numero, veramente rilevante, di nuove cittadinanze riconosciute dal nostro ufficio dello Stato Civile, con un trend in costante crescita, più che raddoppiato rispetto al periodo pre-pandemia, quando si arrivava ad appena duecento nuove cittadinanze l’anno».
L’analisi è del sindaco Alberto Teso, sulla base dei dati rilasciati dall’ufficio stato civile in merito all’acquisizione di cittadinanza italiana da parte di cittadini stranieri residenti nel nostro comune o dal riconoscimento di cittadinanza italiana a cittadini stranieri non residenti (iure sanguinis).
«Di questi 500 nuovi italiani – continua il sindaco –, nel 2023, 233 erano cittadini stranieri residenti nella nostra città mentre 268 sono state le cittadinanze cosiddette “iure sanguinis”, ossia a favore di oriundi, residenti all’estero ma con ascendenti partiti molti anni fa dell’Italia.
Si tratta, soprattutto, di cittadini brasiliani che chiedono il riconoscimento della cittadinanza di fatto senza aver mai messo piede nel nostro paese.
E questa è sicuramente una stortura, perché obbliga gli uffici a svolgere un lavoro intenso e gravoso, molto spesso in favore di soggetti che non hanno e non avranno alcun legame col nostro territorio».
Dato, questo, negativo anche perché sovraccarica di lavoro gli uffici dell’agrafe per i relativi aggiornamenti, numerosi atti conseguenti.
«Un dato positivo, invece – conclude Teso –, è rappresentato dal fatto che un terzo delle nuove cittadinanze riconosciute a stranieri residenti riguardano figli conviventi, che acquisiscono automaticamente lo status di “italiani” unitamente al genitore residente da almeno dieci anni nel nostro paese. Uno spaccato della nostra città, importante e significativo».
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