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Sono 21 i fermi eseguiti oggi dalle forze dell’ordine e di polizia nell’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza, di cui 16 in provincia di Matera e 5 in provincia di Taranto. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati 220mila euro in contanti e buoni fruttiferi per
40mila euro, a casa di alcuni indagati ritenuti appartenenti a un sodalizio mafioso che faceva capo alle famiglie Scarci di Taranto e Scarcia della provincia di Matera. Secondo la ricostruzione accusatoria, a partire dal periodo 2018-2019 l’associazione ha monopolizzato il settore della pesca e quello del mercato del pescato nei ristoranti, ottenendo ingenti ricavi, con intimidazioni, minacce ed estorsioni. Le indagini si sono avvalse di attività di monitoraggio e intercettazione, ascolto di collaboratori di giustizia e persone informate sui fatti.
“L’indagine ruota attorno all’attività della pesca e del commercio del pescato e tuttavia dal punto di vista giudiziario abbiamo contestato ben 80 capi d’imputazione di reati, oltre all’estorsione mafiosa; fermo restante la presunzione d’innocenza abbiamo ritenuto che sono stati acquisiti indizi di reato che consentono di configurare l’esistenza di’ un’associazione mafiosa composta dalle famiglie Scarcia e Scarci che opera sul litorale jonico lucano e che, con riferimento all’ampio specchio d’acqua che si trova davanti al litorale, esercita un monopolio della pesca impedendo a chi non è autorizzato la libera attività imprenditoriale pretendendo delle somme di denaro per poter pescare ritenendo di poter gestire anche il successivo commercio in forma monopolistica”.
Lo ha detto il procuratore distrettuale antimafia di Potenza, Francesco Curcio, commentando l’operazione che ha portato al fermo di 21 persone accusate di essere affiliate al clan “Scarcia-Scarci”, tra Policoro (Matera) e Taranto. “Questo naturalmente presuppone una capacità di intimidazione che è riconosciuta e diffusa sul territorio tanto che quasi automaticamente il pescatore che non appartiene al gruppo, si rivolge all’associazione per poter svolgere quello che è un suo diritto” ha concluso.
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