Benevento, “San Filippo” e “Pellico”, scuole ancora in corsa per i fondi #finsubito prestito immediato

“San Filippo” e “Silvio Pellico” sono ancora in corsa per il finanziamento. È una rassicurazione importante quella ricevuta ieri mattina in Regione dall’assessore ai Lavori pubblici Mario Pasquariello e dal dirigente di settore Antonio Iadicicco, da parte del responsabile edilizia scolastica di Palazzo Santa Lucia Giuseppe Pucci. I due referenti di Palazzo Mosti non hanno indugiato dopo la pubblicazione dei risultati della prima sessione 2024 del programma “Scuola viva in cantiere”, che ha visto le due scuole cittadine fuori dal ristretto novero delle proposte finanziate. Identico destino, come anticipato ieri dal Mattino, anche per il Convitto Giannone di piazza Roma, candidatura avanzata dalla Provincia.

IL CASO

Esito accolto con una certa sorpresa dagli amministratori municipali, che già nella precedente finestra del bando, sul finire del 2023, si erano visti dichiarare «ammissibili» ma non «finanziabili» le istanze. Si era quindi proceduto alla integrazione dei progetti per la ricostruzione della Silvio Pellico con richiesta di finanziamento salita a 6.732.049 euro, e quello per l’adeguamento sismico della San Filippo (5.504.916 euro). La ricandidatura nello scorso maggio sembrava poter schiudere orizzonti più rosei per la storica scuola primaria del rione Libertà, chiusa dal 2019, e per il popoloso plesso del rione Triggio. Di diverso avviso la commissione di valutazione della Regione che ha inserito ancora gli interventi tra gli “ammissibili” ma non “finanziabili”. Il rigorosissimo organismo di verifica, del resto, ha rilevato inesattezze nella gran parte delle schede, ammettendo a finanziamento solo 7 Comuni. Al dossier della San Filippo mancherebbero «il caricamento della planimetria generale dell’area di intervento e degli elaborati grafici», e «il caricamento della dichiarazione firmata digitalmente dal dirigente scolastico, con indicazione del numero di alunni interessati dall’intervento». La domanda relativa alla Silvio Pellico mancherebbe anche della «valutazione della sicurezza dell’edificio esistente» e della «relazione di calcolo del finanziamento massimo concedibile». Ancora più ampie le eccezioni mosse dalla Regione alla domanda avanzata dalla Provincia per la riqualificazione del Convitto Giannone, sulla quale la commissione ha rinvenuto ben 8 profili di non conformità al bando.

LA PROSPETTIVA

Lacune che potranno ancora essere emendate. È già all’orizzonte (31 ottobre) la scadenza della seconda sessione 2024 di Scuola Viva, e Palazzo Mosti si ripresenterà ai nastri di partenza: «Il dirigente e i funzionari preposti – afferma l’assessore Pasquariello – ci hanno confermato che le nostre due proposte sono state considerate ammissibili, e dunque fanno già parte a pieno titolo del Parco progetti della Regione. Quelli riscontrati sono rilievi meramente formali all’interno di una procedura assai articolata, che provvederemo a superare con una semplice integrazione ricandidando le due scuole al finanziamento. Bisognerà, peraltro, fare i conti con le reali disponibilità economiche dell’ente regionale». Regione che potrebbe optare anche per il finanziamento di un solo progetto. In tal caso, l’ok ai fondi per la Silvio Pellico non determinerebbe scossoni in quanto non utilizzata da anni, mentre il sì alla San Filippo aprirebbe un nuovo “caso trasloco” per centinaia di alunni.

LA RICHIESTA

«Portare in Consiglio comunale il caso Torre». Lo chiedono i consiglieri Raffaele De Longis, Giovanni De Lorenzo, Francesco Farese, Floriana Fioretti, Giovanna Megna, Angelo Miceli, Angelo Moretti, Luigi Diego Perifano, Vincenzo Sguera, Maria Letizia Varricchio, nella richiesta formalizzata ieri al presidente Renato Parente. «I criteri di ammissibilità del bando Pnrr – ricordano gli oppositori – prevedevano “il coinvolgimento di tutti gli stakeholders con l’obiettivo di incidere positivamente sull’insegnamento e l’apprendimento degli studenti”. Nessun Consiglio comunale si è svolto per deliberare o quanto meno per discutere relativamente a una così imponente opera di demolizione, ledendo di fatto i veri processi di democrazia deliberativa che dovrebbero accompagnare un progetto con ricadute così importanti».