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Una locale di ‘ndrangheta ad Aosta esisteva: la tesi degli inquirenti fulcro dell’inchiesta Geenna, che ha portato al blitz, con gli arresti del gennaio 2019 e ai processi, è stata confermata da più sentenze. In un caso, quelle del rito abbreviato, già definitive.
Per i giudici, Bruno Nirta ne era il promotore, Marco Fabrizio Di Donato il capo. Oltre a lui, ne avrebbero fatto parte il fratello Roberto Alex e Francesco Mammoliti. Sono stati tutti condannati per associazione mafiosa.
Manca ancora però la parola fine sull’altro rito, quello ordinario.
Ieri, lunedì 30 settembre, la terza sezione penale della Corte d’Appello di Torino ha condannato il ristorare Antonio Raso a 8 anni di carcere e a 6 anni e 8 mesi ciascuno Nicola Prettico, ex consigliere comunale del capoluogo e Alessandro Giachino, croupier del Casinò. Anche loro accusati di aver fatto parte del sodalizio mafioso.
Questo nuovo processo di secondo grado Geenna Bis, iniziato nel novembre 2023, era stato chiesto dalla Cassazione per lacune motivazionali sulle condanne già inflitte nel 2021: la mancanza di una forza intimidatrice, di collegamenti con la casa madre calabrese, di prove su presunte richieste di voti.
Tesi ripresa anche dai difensori, che hanno già annunciato ricorso alla Suprema Corte per i tre imputati di nuovo condannati. A uscire di scena, per ora, è solo l’ex assessora di Saint-Pierre Monica Carcea, unica donna coinvolta: è stata assolta dall’accusa di concorso esterno, perché il fatto non sussiste. Per lei la procura generale aveva chiesto 7 anni e potrebbe ancora impugnare la sentenza.
Ma fino al gennaio del 2023, c’era un’altra persona ritenuta concorrente esterna: era Marco Sorbara, ex consigliere regionale, assolto prima in quello stesso secondo grado del 2021 e poi in via definitiva. Intanto, aveva già scontato, secondo i giudici da innocente, oltre 900 giorni di carcere.
Una locale c’è, quindi, ma di soli associati. I processi non hanno dimostrato il concorso esterno di altri, come invece sostenuto dagli investigatori. Ma per chiudere uno dei capitoli più importanti della storia giudiziaria valdostana, bisogna aspettare il 2025.
Il servizio di Giorgia Porliod, con il montaggio di Angelo Santin.
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