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Dopo Byd, la Turchia sarebbe vicina a concludere un accordo di investimento con un’altra casa automobilistica cinese, Chery. Ankara vuole rimanere un polo manifatturiero rilevante anche ai tempi dell’elettrico. Tutti i dettagli.
Qualche mese dopo aver raggiunto un accordo con Byd, la Turchia sarebbe in procinto di concludere le trattative con un’altra casa automobilistica cinese, Chery, per un investimento nella produzione di veicoli nel paese.
L’INCONTRO TRA ERDOGAN E IL PRESIDENTE DI CHERY
Nei giorni scorsi il presidente Recep Tayyip Erdogan ha incontrato il presidente di Chery International, Guibing Zhang, durante un evento a Istanbul dedicato agli imprenditori. Non è chiaro però – ha scritto Reuters sulla base delle informazioni ricevute da una fonte turca – in cosa consista di preciso l’investimento discusso dalle parti né quali siano le tempistiche per il raggiungimento di un accordo.
L’INVESTIMENTO DI BYD
A luglio Byd – che si contende con Tesla il primato globale nella vendita di auto elettriche – si è impegnata a costruire in Turchia uno stabilimento dalla capacità di 150.000 vetture all’anno e dal valore di 1 miliardo di dollari: dovrebbe entrare in funzione nel 2026.
Il ministro dell’Industria della Turchia, Mehmet Fatih Kacir, aveva definito l’accordo con Byd un esempio del “potenziale” del paese “di essere non solo un centro per gli investimenti internazionali, ma anche un centro per l’innovazione e la tecnologia green avanzata”.
IL PIANO DELLA TURCHIA PER LE AUTO ELETTRICHE
Il programma del governo turco per incoraggiare gli investimenti nella produzione di veicoli elettrici e ibridi plug-in prevede ampie agevolazioni fiscali e assegnazioni di terreni. Per accedere agli incentivi, però, i costruttori devono garantire una produzione minima di 150.000 unità all’anno (la capacità della fabbrica prevista da Byd) e devono inoltre vendere una quota prestabilita di auto sul mercato interno.
La Turchia è già sede di una grossa industria automobilistica: sul suo territorio operano diversi marchi stranieri come Stellantis, Ford, Renault, Toyota e Hyundai, spesso in joint venture con società locali. Nel 2023 il paese ha prodotto all’incirca 1,5 milioni di vetture e il suo principale mercato di esportazione è l’Unione europea: facendo parte dell’unione doganale europea, può esportarvi auto senza che queste vengano appesantite da tariffe.
Il governo turco sta puntando sull’attrazione di investimenti cinesi per accelerare la transizione all’elettrico della propria industria automobilistica. Questa politica di attrazione passa sia per un programma di incentivi, sia per l’imposizione di dazi aggiuntivi – l’aliquota è del 40 per cento – sulle importazioni di veicoli dalla Cina.
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