Secondo un interessante articolo di FT Alphaville, molti investitori stranieri, tra cui hedge fund, banche e famiglie facoltose, hanno investito in un carry trade da 130 miliardi di dollari che prende il sopravvento sul tentativo della Cina di sostenere la propria valuta.
Lo schema funziona in questo modo
- in primo luogo, gli investitori stranieri prestano dollari USA alle controparti cinesi tramite swap valutari, ricevendo l’equivalente in renminbi. Di solito possono guadagnare un carry positivo dalla differenza tra il tasso di cambio attuale e il tasso di cambio a termine di un anno, quando lo swap viene estinto. Cioè il rendimento in RMB è superiore a quello equivalente in USD;
- Poi utilizzano il RMB per acquistare certificati di deposito negoziabili interbancari – un tipo di titoli di Stato a breve scadenza. Il rendimento combinato del prestito di dollari e dell’investimento in obbligazioni con scadenza a un anno può raggiungere il 6 percento, battendo facilmente il rendimento inferiore al 4 percento disponibile su un titolo del Tesoro statunitense.
Questo carry trade viene a combinare il rndimento dei certificati interbancari cinesi e il differenziale dei rendimenti (non sui titoli di stato, ma su presitic ommerciali) fra USA e Cina.
Questo carry trade è possibile perché lo Yuan ha cessato il proprio cammino di svalutazione nei confronti del Dollaro, altrimenti gli extra guadagni sarebbero mangiati completamente alla chiusura delle posizioni. Anzi chi ha aperto queste posizioni in estate si
Le coppie di scambi popolari hanno generato un afflusso stimato di 131,76 miliardi di dollari da novembre a luglio, secondo BNP Paribas Securities, uno dei maggiori broker offshore di obbligazioni cinesi. Questi sono dollari sganciati dalle transazioni commerciali che affluiscono verso la Cina.
Per ora, le strategie di yield-farming sono tollerate dalla banca centrale cinese. Le banche statali cinesi, le controparti, si affidano agli swap valutari per costruire posizioni corte nel dollaro offshore e stabilizzare il tasso di cambio dello yuan – un’agenda politica chiave sotto il presidente Xi Jinping. Praticamente questo afflusso di dollari sottobanco permette di rafforzare lo Yuan senza passare per la PBOC. Non c’entra nulla con l’acquisto di titoli di stato cinesi, cosa che la Cina non gradisce, ma è puro reddito prodotto da un commercio di valuta.
Come tutti i carry trade, gli scambi valutari, anche questo è però pericoloso: se ci fosse un forte stimolo valutario, veramente notevole e tale da portare alla svalutazione dello Yuan, allora vedremmo una corsa alla chiusura delle posizioni prima di realizzare delle perdite eccessive. Però, almeno per il momento, la PBOC non sembra intenzionata a svalutare troppo lo Yuan che, anzi, ora si sta rivalutando.
Anche se le autorità cinesi proseguissero nello stimolo monetario, anche la Federal reserve ha alasciato capire che abbasserà i tassi, per cui, tutto sommato, i rischi sullo Yuan sono limitati. La corsa però verso questo investimento in Yuan viene progressivamente a renderlo meno conveniente: se c’è più domanda di obbligazioni in Yuan, i rendimenti di questi titoli calano, e, alla fine, potrebbero annullare l’interesse nell’effettuare queste operazioni.
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